Genetica: lo sport nel DNA
La prospettiva della manipolazione genetica ci fa paura e suscita polemiche e vespai tra addetti ai lavori e non, diventando causa di accesi dibattiti nelle aule del potere, alla macchinetta del caffè, intorno ad un tavolo di amici e nelle accademie della scienza eppure, a dispetto dell’insanabile dibattito ancora in corso, le prime sperimentazioni sono […]
La prospettiva della manipolazione genetica ci fa paura e suscita polemiche e vespai tra addetti ai lavori e non, diventando causa di accesi dibattiti nelle aule del potere, alla macchinetta del caffè, intorno ad un tavolo di amici e nelle accademie della scienza eppure, a dispetto dell’insanabile dibattito ancora in corso, le prime sperimentazioni sono già andate molto avanti.
In America e Australia c’è chi sottopone il feto a test del DNA per valutare con un certo anticipo quali saranno i possibili talenti del nascituro e tra questi c’è l’attitudine allo sport. Attitudine, precisiamo. Che tuttavia potrà essere incentivata da genitori al corrente dell’esistenza di una sorta di predisposizione genetica all’attività agonistica. Se non è anche questa una variante di programmazione genetica… ?
Le preoccupazioni sull’argomento sono ancora ben al di qua della assai più paurosa prospettiva secondo cui in futuro potremo scegliere di che colore avrà gli occhi nostro figlio, ma comportano comunque una seria riflessione su quanto un bambino possa subire una certa pressione sin dai primi anni della sua vita che orienterà le sue scelte nella direzione stabilita per lui da uno screening genetico sulla cui affidabilità non ci sentiamo al momento di scommettere.
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