Oggi, 27 Dicembre, ricorre la Giornata Internazionale per la Preparazione contro le Epidemie. Questa particolare giornate riveste un’importanza pubblica quanto mai fondamentale, poiché mira a fornire una risposta concreta ed efficace alla crisi sanitaria globale innescata sin dallo scoppio della pandemia di Covid-19, e a quelle che potrebbero presentarsi in futuro.
La pandemia che stiamo tutt’ora affrontando è un’emergenza sanitaria che è riuscita a mettere a durissima prova tutti i Paesi del mondo, nessuno escluso, portando in luce le debolezze e le vulnerabilità dei sistemi sanitari globali.
La decisione di istituire una giornata dedicata alla prevenzione e a una migliore gestione delle epidemie nasce proprio dall’urgente necessità di rinforzare il settore sanitario globale.
La giornata di sensibilizzazione che celebriamo oggi, è stata istituita per la prima volta 2 anni fa, nel 2020, per volere dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Ed è nata in un momento di grande crisi mondiale, un’emergenza che ha avuto degli effetti devastanti sulla vita di tante persone, soprattutto di quelle più vulnerabili, quelle che vivono in Paesi a basso reddito, specialmente donne e bambini.
C’è chi dice che la pandemia che stiamo ancora attraversando non ci abbia insegnato nulla. C’è chi sostiene che abbia cambiato le persone in peggio, e c’è invece chi ha colto un messaggio da questa situazione fuori dall’ordinario, chi ha appreso una preziosa lezione, e cioè che il mondo non era preparato per far fronte un’epidemia, e ancor meno a una pandemia di portata globale.
I sistemi sanitari non erano pronti a rispondere in modo adeguato a una situazione di simile entità, né lo erano i sistemi scolastici, lavorativi, sociali ed economici.
Epidemie di tale portata possono lasciare profonde ferite a lungo termine, possono mettere in ginocchio interi Paesi su molti fronti. E alla luce di tutto questo, appare chiaro quanto sia importante avere a disposizione gli strumenti e le conoscenze adeguate per fronteggiare future epidemie di malattie infettive.
Lo ha spiegato anche il Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres:
Il Covid-19 ha dimostrato quanto velocemente una malattia infettiva possa dilagare nel mondo, spingere i sistemi sanitari al limite e sconvolgere la vita quotidiana di tutta l’umanità. Ha anche rivelato il nostro fallimento nell’imparare le lezioni delle recenti emergenze sanitarie come SARS, influenza aviaria, Zika, Ebola e altre.
In occasione dell’International Day for Epidemic Preparedness, le Nazioni Unite e l’OMS richiamano l’attenzione sulla necessità di creare dei sistemi sanitari resilienti, in grado di fronteggiare anche le emergenze più gravi, raggiungendo tutti, soprattutto le persone più vulnerabili.
Per farlo, spiegano, è necessario stabilire degli investimenti, mirati a potenziare il settore sanitario di ciascun Paese del mondo, e ottimizzare le risorse necessarie per fronteggiare nuove epidemie.
Milioni di vite sono state perse e centinaia di milioni di persone si sono ammalate. Le economie sono state distrutte, i sistemi sanitari sono stati messi a dura prova e sono stati persi trilioni di dollari. I paesi in via di sviluppo sono stati spesso lasciati a se stessi. Abbiamo bisogno di un accesso equo a vaccini, trattamenti, diagnostica e tecnologia salvavita per tutti i paesi.
Senza un vero impegno da parte della comunità internazionale, senza uno sforzo sinergico, che coinvolga tutti, future epidemie potrebbero avere conseguenze ancor più devastanti in termini di intensità e gravità.
La giornata di oggi si prefigge un obiettivo ben preciso, uno scopo che in realtà dovremmo perseguire ogni giorno, e cioè quello di sostenere l’importanza di una corretta ed efficace prevenzione.
È necessario che avvenga un libero scambio di informazioni e conoscenze scientifiche, una vera collaborazione fra Paesi, per fronteggiare le emergenze che si presenteranno in futuro.
Quel che è certo, è che il Covid-19 non sarà l’ultima pandemia che la comunità mondiale dovrà affrontare, e questo fatto non si può ignorare.
È necessario acquisire maggiore preparazione per poter fronteggiare emergenze non così lontane come si potrebbe pensare.
Bisogna monitorare i virus che potrebbero generare nuove epidemie. Bisogna combattere fenomeni come la resistenza agli antibiotici, lo sviluppo di nuove infezioni potenzialmente pandemiche e la propagazione di malattie già note: tutti problemi che ci riguardano da vicino, per i quali ad oggi non esistono ancora delle risposte risolutive ed efficaci.
A giocare un ruolo di primo piano, in questo contesto, sono certamente le Nazioni Unite e l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ma anche i Governi, le Ong, i privati, le istituzioni scientifiche e mediche e, non ultimi, i singoli cittadini: siamo tutti chiamati a cooperare per trovare una soluzione a un problema che riguarda ognuno di noi.
I membri dell’Oms fanno notare che, per poter prevenire e fronteggiare nuove emergenze sanitarie, è assolutamente importante riuscire a debellare un fenomeno tanto dannoso quanto diffuso, quello della disinformazione e della pseudoscienza.
Solo fornendo alle persone le corrette informazioni scientifiche, supportate da fatti ed evidenze, sarà possibile non solo combattere le epidemie, ma anche prevenirle.
In questo quadro, tutti i Paesi devono procedere verso un’unica direzione:
Una pandemia non può essere combattuta paese per paese. Il mondo deve riunirsi. Il COVID-19 è stato un campanello d’allarme.
Al centro di questo processo, sottolinea l’OMS, dovrà esservi soprattutto il cosiddetto “One Health approach”, un approccio che integri la salute umana, quella animale e ambientale, tre elementi che fanno parte di un unico sistema. Tre fattori, che non possono e non devono più essere considerati come dei mondi separati.
In questa giornata, le Nazioni Unite invitano dunque a svolgere attività di sensibilizzazione e di informazione, per far comprendere l’importanza della prevenzione e di un’adeguata preparazione contro delle potenziali crisi sanitarie.
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