Hiv nei bambini, sperimentato a Roma il vaccino terapeutico
E' ben tollerato e stimola il sistema immunitario a reagire contro il virus. la speranza è che diventi disponibile entro pochi anni
Educare il sistema immunitario a reagire contro l’Hiv: è questo l’obiettivo che i ricercatori dell’Ospedale pediatrico “Bambino Gesù” di Roma, in collaborazione con gli esperti dell’ateneo capitolino “Tor Vergata”, stanno cercando di centrare con un vaccino pediatrico primo al mondo nel suo genere. In uno studio pubblicato su PLoS One i ricercatori romani hanno sperimentato la terapia su bambini e ragazzi che hanno ereditato l’infezione da Hiv dalla propria madre, ottenendo risultati positivi e incoraggianti.
I 20 ragazzi coinvolti nella sperimentazione, di età compresa tra i 6 e i 16 anni, sono stati divisi in due gruppi. Tutti hanno continuato ad assumere come sempre la terapia antiretrovirale a base di farmaci che serve a tenere sotto controllo il virus, mentre solo in 10 hanno anche ricevuto il vaccino a base di materiale genetico virale. In totale ogni bambino vaccinato ha ricevuto 4 dosi: quella iniziale, una dopo 4 e un’altra dopo 12 settimane e una dose di rinforzo dopo 36 settimane.
I dati raccolti hanno dimostrato una buona tolleranza nei confronti del vaccino, fornendo prove della fattibilità di questo approccio, della sua sicurezza e della sua capacità di stimolare in modo moderato il sistema immunitario dei bambini e dei ragazzi che hanno ricevuto l’Hiv in eredità dalla madre. Le risposte immunologiche osservate fanno pensare che il vaccino potrebbe controllare la replicazione del virus. Quello nelle mani degli esperti romani non è quindi un vaccino preventivo, ma terapeutico. Il suo impiego, la cui sperimentazione negli adulti è già in fase avanzata, dovrebbe aiutare chi è già stato infettato dall’Hiv a tenere sotto controllo il virus.
Il prossimo passo sarà la sperimentazione di un approccio basato sulla somministrazione precoce della terapia antiretrovirale, la successiva vaccinazione e l’eventuale sospensione dei farmaci durante l’adolescenza. L’obiettivo finale è infatti consentire ai ragazzi di abbandonare definitivamente i medicinali antiretrovirali, ma prima di poterlo fare sarà necessario verificare cosa succede sospendendone l’assunzione per brevi periodi e sotto stretto controllo medico.
Nel caso in cui l’approccio dovesse risultare efficace i vantaggi per i pazienti sarebbero molteplici, primo fra tutti l’eliminazione dei rischi associati all’assunzione a lungo termine degli antiretrovirali e ad eventuali problemi nel seguire la terapia con costanza. Non solo, questo approccio permetterebbe anche di ridurre i costi delle terapie, che ammontano a circa 20 mila euro all’anno per ogni paziente.
La nostra speranza
afferma Paolo Palma, immunoinfettivologo che ha condotto questa sperimentazione
è che il vaccino pediatrico terapeutico possa essere disponibile sul mercato entro qualche anno.