Il 14% degli ingredienti dei pesticidi contiene sostanze PFAS secondo uno studio

I pesticidi continuano a rappresentare una grave minaccia per la biodiversità globale. Recenti ricerche hanno evidenziato la presenza crescente di composti fluorurati, noti come perfluoroalchili (PFAS), all’interno di numerosi pesticidi utilizzati nell’agricoltura moderna. Due studi pubblicati di recente hanno messo in luce i rischi associati a queste sostanze chimiche, suggerendo un uso più responsabile e una maggiore attenzione per mitigare i loro effetti negativi sull’ambiente e sulla salute umana.

Pesticidi e perdita di biodiversità

Un’analisi condotta da ricercatori dello UK Centre for Ecology & Hydrology (UKCEH) e dell’Università del Sussex ha esaminato l’impatto dei pesticidi su specie non target, ovvero organismi che non sono l’obiettivo diretto dei fitofarmaci. La metanalisi, pubblicata su Nature Communications, ha esaminato oltre 1.700 studi riguardanti 471 sostanze chimiche con effetti erbicidi, fungicidi o insetticidi. I risultati hanno rivelato che almeno 800 specie non target subiscono effetti negativi a causa dell’uso di pesticidi, con danni significativi ai cicli riproduttivi, all’orientamento e alla resistenza ai parassiti. Tra i pesticidi più problematici ci sono i neonicotenoidi, noti per il loro impatto sulle popolazioni di rane.

I ricercatori avvertono che non è realistico pensare che l’agricoltura possa rinunciare completamente ai pesticidi. Tuttavia, suggeriscono di promuovere pratiche agricole più sostenibili come l’agricoltura rigenerativa e integrata. In Gran Bretagna, ad esempio, si stanno già introducendo incentivi per l’uso di sostanze meno dannose, mentre in Europa circa il 10% della superficie agricola è coltivata senza pesticidi di sintesi. È fondamentale anche sostenere la biodiversità locale, favorendo la presenza di fiori selvatici e predatori naturali, e incoraggiare la rotazione delle colture per preservare gli ecosistemi.

La contaminazione da PFAS

Un secondo studio pubblicato su Environmental Health Perspectives ha esaminato la crescente contaminazione da PFAS derivante dall’uso di pesticidi. La ricerca, condotta da un team di esperti tra cui il Center for Biological Diversity e l’Environmental Working Group, ha identificato 66 diversi PFAS tra i principi attivi di insetticidi autorizzati, e ulteriori quattro tra le sostanze inerti. Questi composti rappresentano il 14% degli ingredienti presenti nei pesticidi, contribuendo alla contaminazione di suoli e acque.

La presenza di PFAS nei terreni agricoli e nelle acque non può essere semplicemente attribuita ai contenitori di plastica dei pesticidi, come spesso si sostiene. La contaminazione è più complessa e richiede un’analisi approfondita delle fonti di PFAS nell’ambiente.

Pfas a catena corta e rischi per la salute

Una nota positiva emerge riguardo ai PFAS identificati, poiché la maggior parte di essi è a catena corta, considerata meno pericolosa rispetto ai composti a catena lunga. Tuttavia, è importante sottolineare che, una volta entrati nell’organismo, i PFAS possono persistere per lungo tempo e accumularsi nelle generazioni successive. Ad esempio, il bifenthrin, un pesticida approvato anche in Europa, è presente in 247 prodotti, mentre composti come il trifuralin, vietato in Europa per la sua cancerogenicità, hanno visto un calo significativo nel loro utilizzo.

I dati raccolti dai ricercatori mostrano un cambiamento preoccupante nell’uso dei pesticidi: si è passati dai composti clorurati, come il DDT, a quelli fluorurati, i cui effetti sulla salute e sull’ambiente sono ancora poco conosciuti. Gli esperti fanno appello a una maggiore ricerca e a una riduzione dell’uso di pesticidi contenenti PFAS per proteggere la salute pubblica e l’ecosistema.

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Lucia Rossi