
Il fenomeno della violenza nei confronti degli operatori sanitari si rivela allarmante, con il 98% degli operatori dei servizi di emergenza che ha subito aggressioni durante la propria carriera. Questa situazione non solo compromette la qualità delle cure, ma ha anche un impatto diretto sul benessere dei pazienti, riducendo empatia e capacità di ascolto. È quanto emerso da un’indagine presentata a Pisa il 23 aprile 2025, in un incontro commemorativo per Barbara Capovani, la psichiatra tragicamente aggredita e uccisa all’uscita dal lavoro. L’evento è stato organizzato dalla SIMEU (Società Italiana di Medicina d’Emergenza Urgenza) in collaborazione con FIASO e AOUP, in occasione della Giornata Nazionale di Educazione e Prevenzione Contro la Violenza sugli Operatori Sanitari e Socio-Sanitari.
Il sondaggio della SIMEU sulla violenza negli ospedali
La SIMEU ha condotto un sondaggio tra circa 500 professionisti del settore della medicina d’emergenza, tra cui il 70% sono medici, il 28% infermieri e il 2% operatori socio-sanitari. Dalla ricerca è emerso che la violenza non solo ha un impatto diretto sulla qualità delle cure, ma contribuisce anche alla fuga di molti professionisti dal settore. La survey ha rivelato che il 54% degli intervistati ha subito violenza fisica, mentre un 10% degli operatori dichiarerebbe di abbandonare immediatamente il sistema se avesse questa possibilità. La maggior parte degli intervistati ha indicato come causa principale di abbandono un ambiente di lavoro reso difficile da problematiche non direttamente legate all’emergenza, come gli accessi non urgenti.
Le dichiarazioni di Alessandro Riccardi
Alessandro Riccardi, Presidente nazionale della SIMEU, ha descritto la situazione come grave, sottolineando che la violenza subita dagli operatori sanitari ha conseguenze dirette non solo su di loro, ma anche sui pazienti. “Quando un cittadino aggredisce verbalmente un operatore, danneggia se stesso”, ha affermato Riccardi. Inoltre, il 64% dei professionisti ha dichiarato di aver cambiato il proprio atteggiamento nei confronti dei pazienti a causa di queste esperienze negative.
Riccardi ha anche evidenziato che l’88% degli intervistati ritiene che la soluzione risieda nel miglioramento del servizio, insieme a una comunicazione più efficace con i cittadini, che dovrebbe focalizzarsi sul valore e sulla complessità delle cure offerte. Queste misure potrebbero contribuire a ristabilire un clima di fiducia tra operatori e pazienti, fondamentale per garantire un’assistenza di qualità e per la sicurezza degli stessi operatori.