Benessereblog Salute Il brain training che potrebbe cambiare il nostro cervello

Il brain training che potrebbe cambiare il nostro cervello

Ecco il brain training che potrebbe migliorare le nostre funzioni cerebrali in un’ora.

Il brain training che potrebbe cambiare il nostro cervello

Meno di un’ora di brain training con neurofeedback potrebbe offrire un rafforzamento delle connessioni neurali e della comunicazione tra le aree del cervello. Questo è ciò che emerge da un nuovo studio pubblicato sulla rivista Neuroimage, i cui autori spiegano che tali risultati potrebbero aprire la strada all’ottimizzazione e allo sviluppo di approcci terapeutici nei pazienti che hanno avuto un ictus o il morbo di Parkinson.

Sapevamo che il cervello ha un’incredibile capacità di adattarsi, ma non eravamo sicuri di poter osservare questi cambiamenti così rapidamente: capire come possiamo influire sul cablaggio e sul funzionamento del cervello è la chiave per trattare i disordini neurologici.

Il neurofeedback rappresenta un modo per regolare aree del cervello disfunzionali associate a disturbi come dolore cronico e depressione. Tale tecnica viene eseguita mediante una risonanza magnetica, che aiuta il soggetto a osservare la propria attività cerebrale in tempo reale, e a controllarla in maniera attiva. Per esaminare l’effetto di tale tecnica, gli esperti hanno arruolato un campione di 36 persone con l’obiettivo di aumentare l’attività delle regioni del cervello coinvolte nei movimenti delle mani.

Tuttavia, invece di muovere effettivamente la mano, ai partecipanti è stato chiesto di immaginare solo il movimento, rimanendo dunque a riposo. Tale autocontrollo sarebbe stato facilitato tramite le informazioni derivanti dall’elettroencefalogramma (EEG) elaborato da un computer, che forniva in tempo reale i processi elettroneurofisiologici, aiutandoli a provare a modularli.

Immediatamente prima e dopo il brain training, le reti neuronali dei partecipanti sono state scansionate per indagare l’impatto del neurofeedback sul collegamento e sulla connettività strutturale e funzionale del cervello.

I risultati mostrano che il corpo calloso – ovvero il principale ponte cerebrale che collega gli emisferi destro e sinistro – mostrava una maggiore integrità, e la rete neuronale che controllava i movimenti del corpo si sarebbe rafforzata grazie al brain training. Sembra che l’intero sistema sia diventato più solido.

Questo tipo di procedura potrebbe dunque avere un impatto positivo sulla rete cerebrale di soggetti che hanno avuto un ictus, o per coloro che soffrono di Parkinson e depressione.

via | Eurekalert
Foto da Pixabay

Le informazioni riportate su Benessereblog sono di natura generale e non possono essere utilizzate per formulare indagini cliniche, non devono essere considerate come suggerimenti per la formulazione di una diagnosi, la determinazione di un trattamento, l’assunzione o la sospensione di un farmaco , non possono sostituire in alcun caso il consiglio di un medico generico, di uno specialista , di un dietologo o di un fisioterapista. L’utilizzo di tali informazioni e’ sotto la responsabilita’, il controllo e la discrezione unica dell’utente. Il sito non e’ in alcun caso responsabile del contenuto, delle informazioni, dei prodotti e dei servizi offerti dai siti ai quali greenstyle.it puo’ rimandare con link.

Seguici anche sui canali social