Il conflitto d’interessi della salute
Direttori e funzionari di agenzie internazionali passano al settore privato. E la tutela della salute dove va a finire?
Il conflitto d’interessi (ben rappresentato nella sua complessità dalla vignetta di Altan) e la tutela della salute dovrebbero appartenere a due mondi completamente separati. Ma non è così. Anzi, in tutto il mondo sembra essere prassi quella di funzionari che ricoprono ruoli di prestigio in agenzie internazionali – o comunque in strutture pubbliche che hanno a che vedere con la salute e la sanità – che, alla fine dei loro mandati vengono assunti da compagnie private.
Dov’è l’inghippo? Nel fatto che chi ha lavorato in determinate strutture è in possesso di informazioni molto ultili ai privati per definire le loro strategie di marketing.
Adriano Cattaneo. Presidente Osservatorio Italiano Salute Globale, ha pubblicato da un po’ di tempo una lista (per ora relativa a grandi nomine internazionali) di personaggi che rientrano in questo clamoroso conflitto di interessi.
C’è Gro Harlem Brundtland, che ha diretto per anni l’OMS. Per poi essere assunta nel 2007 da PepsiCo come consulente e membro del consiglio consultivo di esperti di alta qualità. In polemica con l’OMS prorpio mentre era diretto dalla Brundtland, la PepsiCo scrisse una lettera minacciosa per opporsi a un tentativo di imporre una tassa aggiuntiva sulle bevande zuccherate. La lettera suonava così: “useremo tutti i metodi possibili per far luce sui discutibili metodi usati per redigere questo rapporto (…) Le tasse pagate dai cittadini non dovrebbero essere sprecate per studi che non hanno nulla di scientifico.
Poi c’è Thomas Lönngren: finito il suo secondo mandato a capo dell’Agenzia Europea del Farmaco (EMA) è entrato nel consiglio d’amministrazione della NDA Ltd, un’impresa svedese che lavora per l’industria farmaceutica occupandosi di facilitarne il marketing sulla base dei regolamenti europei. Scrive Cattaneo su di lui:
ha annunciato che sarà anche direttore non esecutivo di CBio, una compagnia australiana che si occupa di biotecnologie e bioterapie; che farà parte del comitato consultivo di Novo Nordisk, un’industria danese che produce insuline; che sarà membro del consiglio scientifico di Lundbeck, un’impresa danese che si occupa di farmaci psichiatrici; e che sarà consigliere di EWHV, un fondo di investimento americano nel settore della salute. Non si può certo dire che si sia risparmiato nel cercarsi un nuovo lavoro! Tutte queste attività sono incompatibili con il suo incarico all’EMA, che prevede una latenza di due anni dalla fine del mandato, per evitare evidenti conflitti d’interesse. Per accettare i nuovi incarichi, secondo la legge, Thomas Lönngren doveva aver chiesto e ottenuto l’autorizzazione esplicita dell’EMA. Non lo ha fatto, ma l’EMA lo ha perdonato e lo ha autorizzato a firmare i nuovi contratti. Nel suo comunicato stampa, l’EMA scrive che nessuna delle attività di cui sopra rappresenta un conflitto d’interesse, bacchetta Thomas Lönngren per il ritardo con cui ha comunicato le sue decisioni, e gli chiede di non aver contatti con funzionari e commissioni dell’Agenzia, e di non rappresentare o accompagnare terzi a riunioni con l’Agenzia nei prossimi due anni. La maggior parte delle attività dell’EMA è finanziata dall’industria farmaceutica.
E si prosegue con questo tenore. L’Italia è immune? Certo che no.
Ricordiamo per esempio il caso-Novartis. Girolamo Sirchia: nel 2004, come Ministro della Sanità, versa alla Novartis 3 milioni di euro per avere “diritto alla prelazione sull’eventuale produzione di vaccini in caso di pandemia”. Poi arriva l’H1N1, il ministero della salute non c’è più, è accorpato nel dicasteru su cui siede Sacconi (Lavoro, Salute, Politiche Sociali). Il quale è sposato con Enrica Giorgetti, direttrice generale di Farmindustria, che aderisce alle federazioni europea e mondiale, cui partecipa anche Novartis. E lo stato italiano spende svariati milioni di euro per i vaccini H1N1 con un bel contratto capestro. A oggi, la maggior parte dei vaccini, visto che la pandemia non c’è stata, giace inutilizzata. E anche se il ministro della sanità è diventato Fazio, ora Farmindustria è controllata direttamente dal Ministero.
Insomma, il conflitto d’interessi c’è, anche quando si parla di salute, di medicinali, di interesse pubblico per il benessere degli esseri umani. Su tutto sembra regnare indisturbato il capitalismo più aggressivo.