Benessereblog Salute Malattie Il Covid-19 muta 100 volte meno Hiv, il vaccino diventa più vicino

Il Covid-19 muta 100 volte meno Hiv, il vaccino diventa più vicino

La dottoressa dello Spallanzani Maria Rosaria Capobianchi, spiega perchè il vaccino contro il Covid-19 è abbastanza vicino

Il Covid-19 muta 100 volte meno Hiv, il vaccino diventa più vicino

Perché il vaccino per il Covid-19 è più semplice del vaccino per Hiv? Qual è la differenza tra questi due virus? Il virus Sars-Cov-2 si è dimostrato molto resistente e altamente infettivo, come la scorsa primavera, anche adesso l’Italia e l’Europa stanno facendo i conti con un tasso di infezione in grado di mandare in tilt il sistema sanitario. La trasmissibilità del virus Hiv è solo per via sessuale, quindi se si prendono precauzioni i rischi sono molto bassi.

Il Covid-19 si trasmette tramite le vie respiratorie, non serve neanche un contatto fisico e quindi la trasmissibilità è molto elevata. Anche se sulla carta il Coronavirus non ha un’elevata mortalità, la sua massiccia diffusione piega il sistema sanitario. Le persone malate con sintomi gravi, in proporzione, sono comunque tantissime e tra gli anziani e i soggetti a rischio le complicazioni sono tante e anche molto serie.

Maria Rosaria Capobianchi, docente di Biologia Molecolare e alla guida del Laboratorio di Virologia dell’Istituto Spallanzani, ha spiegato perché il vaccino per il Sars-CoV2 è abbastanza vicino. Si parla addirittura della fine dell’anno per le categorie più a rischio (personale sanitario e Rsa) e secondo semestre del 2021 per tutti gli altri.

Covid-19: le differenze con il virus Hiv

Covid-19

La dottoressa dello Spallanzani Maria Rosaria Capobianchi, ha dichiarato:

“Il virus muta fino a 100 volte meno dell’Hiv. Questo aumenta la speranza di sviluppare vaccini efficaci. La buona notizia è che Sars-CoV2 ha un genoma più stabile di quello che causa l’Aids ed è più facile sviluppare vaccini che funzionano. Sars-Cov-2, come tutti i virus a RNA, ha un enzima di replicazione fallace e non preciso, ha quindi una variabilità che nell’organismo genera una ‘quasi-specie’, uno sciame di virus quasi uguali ma che presentano piccole variazioni fra loro.
Potrebbe essere un meccanismo di evoluzione e di adattamento alle diverse sedi anatomiche dove il virus si replica. Lo abbiamo visto sia nel polmone sia nelle prime vie aeree respiratorie. Su circa 10 pazienti Covid-19 abbiamo evidenziato la presenza di quasi-specie virale. In qualche caso la quasi-specie è più variabile e in altri meno, ma la variabilità genetica del SARS-CoV-2 è da 10 a 100 volte inferiore a quella riscontrata nel virus Hiv e non avrà risvolti di rilievo sullo sviluppo di vaccini efficaci, perché il virus non è così sfuggente da eludere facilmente la risposta immunitaria protettiva come avviene per l’Hiv”.

Un altro concetto importante che ha sottolineato la Capobianchi è il “One Health-One World” che significa che l’essere umano è un elemento di un sistema in cui a definire una situazione planetaria concorrono animali, microrganismi, ambiente e fattori sociali. Nel 14esimo secolo la peste nera impiegò 10 anni per arrivare in Europa. Il Covid-19, nato in Cina, in poche settimane si è diffuso in tutto il mondo.

via | ansa
Foto | Pixabay e Pixabay

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