In America proposta una tassa anti obesità sulle bibite zuccherate
Quando qualcuno propose di tassare la cioccolata il mondo rise. Ora che si parla di tassare le bibite, invece, la proposta viene presa assai più sul serio, perché mentre la cioccolata è passione di una pur larga fetta della popolazione mondiale, le bibite le consuma proprio tutto il mondo e il carico di zuccheri che […]
Quando qualcuno propose di tassare la cioccolata il mondo rise. Ora che si parla di tassare le bibite, invece, la proposta viene presa assai più sul serio, perché mentre la cioccolata è passione di una pur larga fetta della popolazione mondiale, le bibite le consuma proprio tutto il mondo e il carico di zuccheri che contengono influisce non poco, e negativamente, sul problema crescente dell’obesità.
La proposta è americana, viene da Kelly Brownell e Thomas Frieden, rispettivamente professore a Yale e assessore alla salute dello Stato di New York, che dalle pagine del New England Journal of Medicine hanno lanciato la provocazione, ma con intenzioni più che serie e allarmanti dati alla mano sulla crescita della percentuale di popolazione americana sovrappeso o obesa.
L’idea secondo la quale un aumento dei prezzi potrebbe funzionare da efficace deterrente, specialmente tra le fasce di consumatori più giovani – in particolare adolescenti – viene da una simile esperienza con il tabacco: l’aumento del 10% dei prezzi ha indotto una riduzione nel consumo di sigarette dell’8%. Non saranno dati eclatanti ma rappresentano risultati abbastanza importanti.
D’altro canto già altri paesi, come la Francia, hanno attuato interventi del genere per disincentivare il consumo di bevande troppo caloriche tra i ragazzi, per esempio eliminandole dai distributori presenti nelle scuole. Non mancano le polemiche: c’è chi pensa che sarebbe più efficace intervenire con una serie e capillare campagna di educazione alimentare. Ma sradicare certe abitudini è difficile, specie se le abitudini sono cattive e gustose.
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