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Circa 39.000 donne italiane hanno optato per l’uso di protesi mammarie, sia per motivi estetici che ricostruttivi. Questi dispositivi, che presentano una durata media compresa tra gli 11 e i 14 anni, non si rompono facilmente, sebbene possano subire rotture in seguito a lungo termine. Un aspetto rassicurante è che non esiste una correlazione diretta tra l’uso delle protesi e lo sviluppo del linfoma BIA-ALCL. Questi dati emergono da un’indagine condotta dal Registro Nazionale Protesi Mammarie (RNPM), pubblicata dal Ministero della Salute durante il meeting “Un modello per la nuova governance sanitaria. Registro Nazionale degli Impianti Protesici Mammari”, tenutosi a Roma.
Analisi delle protesi mammarie
L’analisi ha rivelato che, tra febbraio 2023 e dicembre 2024, sono state impiantate circa 60.000 protesi. La loro durata varia in base all’uso e alle condizioni individuali. In particolare, nel caso di ricostruzione post-mastectomia, la durata media scende a circa 9 anni, specialmente quando sono previsti trattamenti di radioterapia e chemioterapia. Roy De Vita, Primario di Chirurgia Plastica e Ricostruttiva presso l’Istituto Nazionale dei Tumori di Roma Regina Elena, ha sottolineato che la durata delle protesi è influenzata dalle superfici a contatto con il tessuto irradiato. Il poliuretano, utilizzato sin dagli anni ’80, ha dimostrato una correlazione con un numero inferiore di casi di contrattura capsulare, anche in presenza di radioterapia.
Dimensioni e durata delle protesi
La misura più comune delle protesi è una terza taglia abbondante, ma il 30% delle donne ha scelto dimensioni più contenute. I risultati della ricerca hanno confermato che le protesi non si rompono mai in modo improvviso, anche se le revisioni per rottura si verificano mediamente dopo 14,8 anni. Nei casi di ricostruzione post-tumore, la media si riduce a 13 anni, scendendo ulteriormente a 11,9 anni quando è associata alla radioterapia e a 10,6 anni in caso di chemioterapia. Inoltre, il Ministero della Salute ha smentito le preoccupazioni emerse negli scorsi anni riguardo al linfoma BIA-ALCL, confermando che la correlazione è estremamente rara, con solo un caso ogni 25.000 pazienti. Negli ultimi dieci anni, dal 2014 al 2024, si sono registrati in totale 114 casi.
Valutazione del rischio e beneficio
Gli esperti del Ministero della Salute sostengono che, attualmente, la valutazione del rapporto rischio/beneficio per l’uso delle protesi mammarie rimane favorevole, considerando la rarità del linfoma anaplastico a grandi cellule nei pazienti che hanno ricevuto impianti e la prognosi positiva se la malattia viene diagnosticata in fase precoce.