Infarto e Covid, la paura di andare in ospedale uccide: l’allarme dell’esperto
Di fronte ai sintomi dell'infarto, la paura di andare in ospedale può uccidere: il medico Francesco Romeo lancia l'allarme
In caso di infarto, la paura di andare in ospedale a causa del Covid può essere letale. Lo sottolinea Francesco Romeo, presidente della ‘Fondazione Italiana Cuore e Circolazione Onlus’. Già lo scorso anno, proprio all’inizio della pandemia, l’esperto spiegò che agire in modo tempestivo quando si avvertono i primi sintomi dell’infarto è assolutamente fondamentale. Oggi, con i contagi Covid in aumento, Romeo torna sull’argomento, e lancia un appello ai cittadini.
In presenza di sintomi come un dolore al torace e al petto, sensazione di svenimento, nausea e sudorazione eccessiva, i pazienti cardiopatici non dovrebbero esitare a chiamare immediatamente i soccorsi.
In un’intervista rilasciata ad AdnKronos Salute, Romeo esordisce ricordando un concetto molto importante:
La paura di andare in ospedale uccide, soprattutto in caso di infarto, quando ogni minuto conta. Come cardiologi siamo preoccupati, a fronte di un aumento dei ricoveri per Covid, che possa ripetersi ciò che è accaduto lo scorso anno, nella prima ondata pandemica, quando si è verificato un crollo totale del numero dei pazienti che andavano al pronto soccorso per sospetto infarto, con una riduzione del 50% degli accessi. E questo ha fatto crescere le morti evitabili.
Infarto e Covid: mai ignorare i sintomi
Il timore è che i pazienti possano decidere di “ignorare” i sintomi per paura di andare in ospedale ed essere contagiati dal Covid-19. Romeo tiene a sottolineare che gli ospedali sono perfettamente preparati per gestire anche altre malattie.
E per quanto riguarda i vaccini? L’esperto non ha dubbi: i pazienti cardiopatici – che sin dall’inizio della pandemia figurano tra quelli a maggior rischio di morte per Covid insieme agli ultraottantenni – dovrebbero ricevere la vaccinazione al più presto.
In primo luogo è necessario inserirli tra i pazienti fragili perché, insieme agli ultraottantenni, sono quelli che muoiono di più. Bisogna considerare, quindi, la priorità per i pazienti cardiopatici nella campagna vaccinale, dovrebbero essere immunizzati appena dopo gli ultraottantenni. C’è la necessità di considerare i pazienti cardiopatici nella categoria dei ‘fragili’, perché purtroppo nel gruppo delle persone che muoiono, se colpiti da Covid, ci sono, dopo gli ultraottantenni, i pazienti, appunto, con fragilità: cardiopatici, oncologici, ematologici gravi.
Non ci resta che augurarci che la campagna vaccinale ritorni al più presto “in carreggiata”.
via | AdnKronos
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