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Il numero di casi di sindromi similinfluenzali continua a diminuire lentamente in Italia, dopo aver toccato il picco stagionale nella quarta settimana del 2025. Durante questo periodo, l’incidenza ha raggiunto un valore di 17,6 casi per mille assistiti. Nella settima settimana, che va dal 10 al 16 febbraio, il livello d’incidenza è sceso a 14,0 casi per mille assistiti, in calo rispetto ai 15,2 della settimana precedente. Secondo l’ultimo rapporto RespiVirNet dell’Istituto Superiore di Sanità , si stima che i casi di sindrome similinfluenzale, considerando l’intera popolazione italiana, siano circa 827.000, portando il totale a circa 11.605.000 casi dall’inizio della sorveglianza.
Calano i casi di influenza e aumentano le tonsilliti
Con il calo dei casi di influenza, i medici di famiglia segnalano un incremento delle visite per tonsilliti importanti e, in particolare, per mal di pancia. Silvestro Scotti, segretario nazionale della Federazione Italiana dei Medici di Medicina Generale (Fimmg), ha notato che sono in aumento anche i casi di rinite allergica. “Attualmente stiamo osservando forme gastroenteriche di lunga durata, che hanno caratterizzato l’intera stagione”, ha dichiarato Scotti, fornendo un quadro dettagliato delle problematiche sanitarie più comuni in questo periodo.
Scotti ha aggiunto che il virus gastroenterico è attualmente il più diffuso e ha mostrato un’incidenza più stabile nel tempo rispetto ai virus respiratori. Inoltre, ha evidenziato il ritorno di fenomeni legati al raffreddamento, spesso associati a reattività allergica. “Stiamo iniziando a vedere riniti e congiuntiviti allergiche, causate in parte dal vento che ha interessato diverse zone d’Italia in questi giorni”, ha spiegato. Un ulteriore aspetto preoccupante è la ripresa di forme batteriche, in particolare le tonsilliti purulente causate da streptococco, chiaramente identificabili come infezioni batteriche non virali.
Un resoconto della stagione influenzale
Riguardo al bilancio della stagione influenzale, Scotti ha descritto quest’anno come “abbastanza impegnativo”. Ha sottolineato che l’infezione ha avuto una lunga durata, con sintomi che si sono protratti nel tempo, generando preoccupazione nei pazienti. “In molti casi, abbiamo dovuto visitare lo stesso assistito più volte a causa della persistenza di alcuni sintomi e delle complicanze bronchiali. Sono state registrate numerose bronchiti e alcuni casi di polmonite persistente“, ha dichiarato.
I tempi di recupero dalla malattia influenzale si sono allungati, rendendo questa stagione particolarmente impegnativa. Negli anni precedenti, i pazienti venivano visitati una sola volta e i sintomi si risolvevano in 5-6 giorni. Quest’anno, invece, i tempi si sono raddoppiati, arrivando a 10 giorni. Scotti ha anche notato un aumento della ipocondria tra i cittadini italiani, indipendentemente dall’età , portando a un incremento delle richieste di visita a causa della lunga durata dei sintomi. “Ora il picco è passato, ma la ‘coda’ di questa situazione, considerando gli andamenti degli anni passati, potrebbe persistere fino a marzo“, ha concluso Scotti.