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Insonnia: perché alcune persone soffrono di problemi cognitivi

Perchè alcune persone con problemi di insonnia soffrono anche di disturbi cognitivi, e altre non ne soffrono? Ecco cosa rivela un nuovo studio.

Insonnia: perché alcune persone soffrono di problemi cognitivi

Alcune persone con problemi di insonnia possono presentare anche dei disturbi cognitivi, ma come mai ciò accade? La chiave per prevedere questo fenomeno potrebbe trovarsi nel microRNA (miRNA), secondo quanto emerge da uno studio condotto dai membri della University of Pennsylvania. Molti studi collegano la perdita di sonno a un maggior rischio di malattie come il cancro, malattie cardiovascolari, il morbo di Alzheimer e altri disturbi, ed è ben noto il fatto che la perdita di sonno influisce negativamente anche sulle prestazioni cognitive.

Tuttavia, tali effetti avversi sono vissuti in modo diverso da persona a persona, e poco si sa su come poter prevedere con precisione i deficit individuali derivanti dalla privazione del sonno. Il nuovo studio è il primo a scoprire che i microRNA nel sangue subiscono delle modifiche a causa della privazione totale del sonno (TSD). Per giungere a questa conclusione, gli esperti hanno coinvolto un campione di 32 adulti sani, i quali hanno partecipato a un esperimento di cinque giorni che prevedeva una sessione di privazione del sonno della durata di 39 ore.

I soggetti sono stati quindi sottoposti a test per l’attenzione, memoria e prestazioni cognitive (cioè la velocità e l’accuratezza mostrata nei test cognitivi), e gli esperti hanno prelevato dei campioni di sangue in sei momenti diversi, per analizzare i microRNA del plasma. Rispetto alla fase che precedeva l’inizio dello studio, 10 microRNA hanno mostrato dei cambiamenti nel loro livello di espressione nei soggetti che avevano sperimentato solo la privazione del sonno, rispetto ai 18 miRNA che hanno presentato variazioni del livello di espressione nei soggetti che hanno sperimentato sia la privazione del sonno che situazioni di stress psicologico.

I miRNA sono biomarcatori vitali della privazione del sonno, dello stress psicologico e della vulnerabilità cognitiva nell’uomo, e possono essere utilizzati per identificare in anticipo quali individui hanno bisogno di interventi (come caffeina o sonnellini) per mitigare o prevenire deficit associati a un sonno insufficiente. I risultati

spiegano gli autori dello studio

mostrano per la prima volta che i miRNA possono tracciare le risposte alla totale deprivazione del sonno e alla sua dannosa combinazione con lo stress psicologico, e prevedere significative differenze individuali in diversi tipi di prestazioni cognitive.

via | ScienceDaily
Foto da iStock

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