La crioablazione: come funziona, le indicazioni e i rischi
È una tecnica molto sofisticata che permette di distruggere il cancro creando uno choc termico che determina la morte delle cellule.
La crioablazione è una tecnica che sfrutta i principi della crioterapia, e permette tramite un dispositivo dotato di sonda e aghi di congelare i tessuti (fino a -41 gradi) e successiva scongelarli causando uno choc termico capace di far morire le cellule tumorali. È indicata soprattutto per la cura del cancro al polmone a stadi avanzati e non operabile chirurgicamente, ma è stata utilizzata con successo nei trattamenti del tumore alle ossa, alla prostata e al rene.
È un metodo innovativo che si esegue in anestesia locale e ogni seduta dura circa 1 ora. La crioablazione permette, tra l’altro, di ridurre o meglio ancora distruggere dei tumori di grandi dimensioni, anche superiore ai 10 cm. La sonda lavora localmente con precisione: può utilizzare fino a 20 crioaghi, monitorati attraverso un tomografo computerizzato.
I tessuti vengono congelati con il gas Argon, che crea una sorta di palla di ghiaccio che avvolge il tumore. A questo punto gli aghi rilasciano del gas Elio, che invece scongela i tessuti. Ovviamente la crioablazione non è un’alternativa alla chirurgia (soprattutto per il cancro al polmone), ma può affiancare la procedura e dare una chance in più ai pazienti che non rispondono alla chemioterapia o in caso di recidive.
Quali sono i punti forti? Prima di tutto comporta una degenza breve, non più di due giorni, non causa dolore periprocedurale e sindrome post ablativa. Inoltre, in caso di metastasi può essere ripetuta.
Via | Asl Cagliari
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