La fedeltà è una questione di geni espressi nel cervello
Studi condotti su animali che scelgono naturalmente la monogamia svelano i meccanismi che li rendono fedeli al proprio partner. Accadrà lo stesso anche nell'uomo?
La fedeltà è una questione di geni o, meglio, di come vengono espressi nel cervello. E’ questa la conclusione cui è giunto un gruppo di ricercatori della Florida State University di Tallahssee (Stati Uniti) guidato dal neuroscienziato Mohamed Kabbaj grazie ad uno studio che è stato pubblicato dalla rivista Nature Neuroscience.
Le ricerche si sono concentrate su quello che è considerato un modello naturale di monogamia, il topo della prateria (Microtus ochrogaster), un animale che, dopo l’accoppiamento, forma una coppia stabile con il partner. Dopo aver lasciato gli animali nello stesso ambiente (ma senza che si accoppiassero) per 6 ore, gli scienziati hanno iniettato nel loro cervello un farmaco in grado di promuovere l’espressione dei geni senza, però, modificarne la sequenza. Il risultato ottenuto è stato lo stesso rilevabile dopo aver lasciato accoppiare i topi della prateria: un aumento dell’espressione dei geni per la vasopressina e l’ossitocina e dei loro recettori.
Già in passato alcune ricerche avevano dimostrato l’importanza dell’espressione di questi due neurotrasmettitori nella formazione di coppie monogame e che i livelli dei loro recettori aumentano negli animali che si sono già accoppiati. Questo studio aggiunge, però degli importanti dettagli, svelando che la regolazione della loro espressione avviene attraverso meccanismi epigenetici (vale a dire ereditabili, ma che non modificano la sequenza del Dna) e che le 6 ore di frequentazione degli animali prima dell’accoppiamento è indispensabile perché si realizzino i componenti epigenetici. Infatti come ha spiegato Kabbaj
il farmaco di per sé non indurrebbe tutti questi cambiamenti molecolari – c’è bisogno del contesto: sono il farmaco più le 6 ore di coabitazione.
Secondo l’esperto
questo studio è davvero la prima dimostrazione sperimentale che è necessario un cambiamento epigenetico per avere il cambiamento a lungo termine del comportamento.
Ora si spera che la scoperta sia il primo passo verso la delucidazione del ruolo svolto dalle modificazioni epigenetiche nel determinare non solo la fedeltà, ma anche altri comportamenti sociali nell’uomo.
Via | Nature