La leucemia mieloide cronica: diagnosi, sintomi e cura
La leucemia mieloide cronica è una patologia mieloproliferativa, che si caratterizza per la proliferazione e l'accumulo progressivo e costante di cellule granulocitarie a livello midollare.
La leucemia mieloide cronica, definita anche con l’acronimo di LMC, è una sindrome mieloproliferativa, che è causata da un’anomala trasformazione di cellule staminali emopoietiche multipotenti. A causa della sindrome, una quantità di cellule granulocitarie comincia a proliferare e ad accumularsi nel midollo osseo e anche nel sangue. La patologia ha un decorso meno aggressivo rispetto alle altre forme di leucemie acute.
La leucemia mieloide cronica è provocata da un’anomalia clonale della cellula staminale mieloide ed è la più frequente tra le sindrome mieloproliferative, costituendo il 15-20% delle leucemie negli adulti. La patologia può manifestarsi ad ogni età, ma solitamente non compare nei bambini con meno di 10 anni. E’ lievemente più frequente nell’uomo rispetto alla donna.
I sintomi della leucemia mieloide cronica sono i seguenti: all’inizio il paziente potrebbe non lamentare alcun disturbo, mentre in seguito si può notare un aumento di volume della milza, anemia, presenza del cromosoma Philadelphia, fosfatasi alcalina leucocitaria ridotta, calo ponderale, febbre, suscettibilità alle infezioni, sudorazioni notturne, atralgie, iperuricemia, dolore addominale, dolori ossei.
Di solito la leucemia mieloide cronica viene scoperta per caso, in seguito a normali esami del sangue, dal momento che spesso i sintomi non sono avvertiti o sono talmente lievi che la patologia non viene percepita. Per una diagnosi corretta, oltre alle già citate analisi del sangue, bisogna eseguire anche analisi del midollo osseo e analisi citogenetica e molecolare.
Come si cura la leucemia mieloide cronica? Esistono diveri trattamenti per poter tenere sotto controllo la patologia: sicuramente il paziente dovrà sottoporsi di continuo ad esami del sangue e del midollo osseo, analisi che dovrà fare per il resto della vita, perchè questa patologia non scompare mai del tutto.
Il medico potrebbe proporre una cura con farmaci antiblastici, con interferone-alfa, che si è rivelato molto funzionale ma al tempo stesso troppo tossico, con troppi effetti collaterali, per questo in seguito è stato associato ad altri agenti citotossici. Utili anche i farmaci di nuova generazione, come l’Imatinib mesilato e gli inibitori delle tirosin chinasi di 2a generazione, altamente efficaci anche nel caso di resistenza al primo medicinale. La risposta migliore alla malattia, però, risulta essere il trapianto di cellule staminali da un donatore sano e compatibile.
Via | Mypersonaltrainer
Foto | da Flickr di marknewell