La malattia di Alzheimer: sintomi, cause e cure
Il morbo di Alzheimer è una grave e irreversibile malattia degenerativa del sistema nervoso centrale che distrugge le cellule neuronali. Vediamo le cause, i sintomi e le possibili cure
La malattia di Alzheimer è diventata una delle patologie degenerative più diffuse, socialmente rilevanti e medicalmente “pesanti” da sostenere per il Sistema Sanitario Nazionale che esistano, almeno nei Paesi industrializzati. Effetto dell’invecchiamento progressivo della popolazione, dal momento che stiamo parlando di un morbo che in linea di massima insorge dopo i 70 anni di età.
L’Alzheimer è perciò diventato oggetto – o soggetto, nel senso di protagonista – di film, di libri, di tavole rotonde e programmi tv, e naturalmente la sua incidenza ha fatto sì che questa specifica forma di demenza sia diventata materia di Ricerca della Scienza medica, nel tentativo di trovare una cura che non si limiti, come accade oggi, a rallentare il processo degenerativo, ma che lo blocchi.
Che tipo di malattia è l’Alzheimer? Tutti sappiamo che colpisce i neuroni del cervello provocandone la distruzione a partire dalle are deputate alla memoria a breve termine. Ma all’origine di questa degenerazione c’è di una sostanza neurotossica – la proteina beta-amiloide – in grado di depositarsi sulle membrane cerebrali in grosse placche che inibiscono le sinapsi, ovvero i collegamenti tra i neuroni, i quali finiscono per morire e non vengono più sostituiti.
Per comprendere appieno il meccanismo di insorgenza dell’Alzheimer, dobbiamo però partire dalla proteina precursore della beta-amiloide (APP), che in realtà è una proteina di membrana (cellulare) non solo innocua, ma anzi necessaria alla vitalità dei neuroni.
Tale sostanza viene prodotta in tutti gli esseri umani all’interno di diversi tipi di cellule, tra cui quelle di cervello, cuore, reni e milza, e svolge diverse funzioni biologiche sia in forma integra (è una grossa proteina complessa), che suddivisa in frammenti. Si tratta per lo più di normali funzioni che permettono i collegamenti cellulari e che sono coinvolte, a livello cerebrale, nella riparazione dei neuroni danneggiati e nella loro crescita.
In alcuni soggetti predisposti (probabilmente per fattori in parte genetici, in parte ambientali e, forse, in parte autoimmuni), però, la APP ad un certo punto smette di essere una proteina buona, per trasformarsi in un derivato neurotossico chiamato beta-amiloide che pian piano si accumula nel cervello senza venire correttamente smaltita, e pertanto “soffoca” i neuroni che deperiscono e muoiono.
La beta-amiloide è un peptide (un piccolo frammento) della APP, ed è l’unica parte dalla proteina di origine in grado di provocare danni neuronali. Infatti una volta “libera”, si aggrega agli altri peptidi formando delle placche dense e resistenti che ricoprono le cellule nervose. Dal momento che questi derivati proteici non riescono ad essere eliminati, finiscono per interessare quasi tutte le aree principali del cervello.
Le placche di beta-amiloide vengono “rinforzate” dall’aggiunta di un’altra proteina tossica, chiamata Tau anomala, e portano ad una demenza irreversibile, perché i neuroni morti per asfissia non vengono più sostituiti da cellule nuove.
Purtroppo, nonostante i grandi passi in avanti, la scienza ancora non è riuscita a spiegare esattamente le cause che portano alcuni soggetti a produrre la beta amiloide e ad ammalarsi di Alzhaimer, anche se senza dubbio lo stile di vita, eventuali traumi cerebrali e l’avanzamento dell’età media giocano un ruolo importante.
Ma vediamo quali sono i 10 principali sintomi dell’Alzheimer:
- Perdita della memoria a breve termine (si scordano le cose apprese di recente ma anche date e appuntamenti, cosa che rende necessario un sempre più frequente ricorso ai promemoria
- Difficoltà nella risoluzione di problemi semplici di vita quotidiana (ad esempio si commettono errori grossolani nella compilazione di un assegno, si confondono le cifre della bolletta)
- Difficoltà a concludere un’attività (si lasciano in sospeso semplici compiti perché ci si dimentica la procedura)
- Si confondono tempi, date, luoghi e visi di persone
- Difficoltà nella coordinazione spazio-temporale
- Difficoltà a seguire una conversazione e a capire tutto quello che viene detto
- Tendenza a perdere gli oggetti, o a non ritrovarli
- Perdita di prudenza, incapacità di giudizio, perdita della normale capacità decisionale
- Graduale allontanamento dal lavoro o dagli hobby consueti
- Cambiamenti dell’umore e persino della personalità (i malati di Alzheimer possono diventare più aggressivi)
La diagnosi del morbo di Alzheimer si basa su diversi tipi di esami, ad esempio TAC al cervello, test cognitivi e di memoria, esami neurologici e del sangue. La Medicina non ha, al momento, strumenti farmacologici o di altro tipo per bloccare il progresso dell’Alzheimer una volta che il processo degenerativo sia incominciato, ma lo può rallentare soprattutto circondando il paziente (e i familiari) con una rete di supporto che includa terapie cognitive e comportamentali.
Fare esercizi di memoria, svolgere regolare attività fisica, e assumere farmaci sintomatici che agiscano sui neurotrasmettitori del cervello migliorandone, seppur temporaneamente, le funzioni, fanno parte del protocollo seguito ormai in tutti i Centri Alzheimer del mondo.
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Foto| via Pinterest