Di Miofascite macrofagica si è cominciato a parlare solo di recente, a partire dal 1993, quando questa malattia infiammatoria venne individuata e catalogata tra le patologie GERMMAD (Malattie muscolari acquisite e correlate a disturbi immunitari).
Proprio come la fibromialgia, anche la Miofascite macrofagica, o MFM, esordisce soprattutto negli individui adulti (e più raramente tra i bambini) – sia uomini che donne senza distinzioni – in modo graduale e sempre più pervasivo, tanto da provocare una grave invalidità.
Si tratta di una malattia cronica autoimmune che insorge per cause sconosciute, probabilmente in parte ereditarie ma si sospetta che intossicazioni da parte di alcuni composti chimici possano avere un ruolo, che si manifesta con i seguenti e progressivi sintomi:
La Miofascite macrofagica è particolarmente presente in Francia, dove sono stati studiati i primi casi, e per giungere ad una diagnosi è necessario sottoporsi a diversi test ed esami, tra cui una biopsia del muscolo deltoide, misurazione dei livelli delle miochine IL6 e IL1RA circolanti (che aumentano in fase infiammatoria), e della CPK (creatinfosfochinasi), un enzima muscolare.
Si devono controllare anche i livelli degli anticorpi dell’autoimmunità. Anche se non si conoscono la cause che portano all’insorgenza della malattia, si è scoperto che nei macrofagi (cellule del sistema immunitario che hanno lo scopo di “inglobare” i germi patogeni che provocano un’infezione) dei malati di MFM erano presenti alti livelli di idrossido di alluminio, un composto chimico usato come additivo anche in molti vaccini.
Si potrebbe ipotizzare una particolare sensibilità dei pazienti affetti da MFM a questa sostanza, ma è certo presto per trarre delle conclusioni. Al momento non esistono cure per la Miofascite macrofagica, si possono solo alleviare i disturbi con terapie sintomatiche.
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