
Sono circa 13 milioni gli italiani che convivono con un disturbo uditivo, e secondo le proiezioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), entro il 2050 si prevede che il problema riguarderà una persona su quattro. È fondamentale affrontare non solo i sintomi, ma anche le cause alla base di queste problematiche: molte malattie dell’orecchio possono essere prevenute, diagnosticate precocemente e trattate in modo efficace in ambito medico.
In vista della Giornata Mondiale dell’Udito, che si celebra il 3 marzo, si evidenzia l’importanza di riconoscere e diagnosticare i problemi uditivi, poiché se trascurati possono portare a conseguenze significative sulla qualità della vita delle persone.
La crescente esposizione al rumore
Negli ultimi anni, l’attenzione si è concentrata sulla crescente esposizione al rumore, un problema noto nel contesto lavorativo e recentemente amplificato negli ambienti ricreativi. Un esempio emblematico è l’uso inadeguato delle cuffiette e degli auricolari a volume elevato.
In Italia, l’ipoacusia, ovvero la riduzione dell’udito, colpisce circa 1 persona su 3 tra gli over 65. Inoltre, un deficit uditivo permanente si riscontra in 1-3 nati su mille e in 4-5 bambini su mille all’età di cinque anni. Questi dati mettono in evidenza un problema di salute pubblica che richiede attenzione e interventi mirati.
L’importanza della diagnosi precoce
Un udito normale è essenziale per lo sviluppo delle capacità comunicative nei bambini. L’ipoacusia interessa circa 1-2 soggetti su 1.000 nati vivi e fino al 15% dei neonati ricoverati in Patologia Neonatale. La diagnosi precoce di eventuali problemi uditivi è cruciale, poiché un ritardo nell’identificazione oltre i primi 12 mesi di vita può compromettere in modo irreversibile le capacità comunicative del bambino.
Lo screening uditivo neonatale
Lo screening uditivo neonatale è un test che si svolge durante la degenza in ospedale, condotto dal personale infermieristico e ostetrico. Utilizza una piccola apparecchiatura portatile per registrare i suoni generati dalla coclea in risposta a stimoli sonori inviati nel condotto uditivo esterno tramite un auricolare monouso.
Il test risulta veloce, non invasivo e indolore, con un’alta sensibilità (superiore al 98%) nell’individuare difetti uditivi mono o bilaterali. Al momento della dimissione, il neonatologo fornisce ai genitori una copia del referto del test e risponde a eventuali domande.
I fattori di rischio
I principali fattori di rischio per l’ipoacusia includono la familiarità, malformazioni cranio-facciali o sindromi genetiche, infezioni intrauterine, prematurità, asfissia perinatale, iperbilirubinemia grave, infezioni gravi come sepsi e meningiti, e l’uso di alcuni antibiotici ototossici.
Riconoscere e gestire questi fattori è essenziale per prevenire e affrontare i disturbi uditivi, garantendo una migliore qualità della vita per le persone colpite.