
Il cambiamento climatico continua a manifestarsi in modi preoccupanti, influenzando non solo l’ambiente ma anche la salute umana. Secondo recenti studi, il riscaldamento globale ha portato a una significativa estensione della cosiddetta “stagione dei pollini“, che si è allungata di oltre un mese e mezzo. Questo fenomeno ha gravi ripercussioni per le persone allergiche, in particolare per i bambini affetti da asma e per gli anziani con problemi respiratori. In Italia, circa un bambino su cinque soffre di asma, mentre il 17% degli over 65 presenta malattie respiratorie, con un aumento del rischio di mortalità legato all’esposizione ai pollini, che può arrivare fino al 116% per gli anziani con patologie croniche.
A mettere in evidenza questa situazione è stata la Società Italiana di Allergologia e Immunologia Clinica (SIAAIC), durante il congresso “Libero Respiro” che si è tenuto a Cetara il 20 marzo 2025, in concomitanza con la Giornata Nazionale del Polline, organizzata dalla Società Italiana di Aerobiologia, Medicina e Ambiente (SIAMA). Gli esperti hanno osservato che il riscaldamento globale sta modificando il ciclo naturale delle piante, anticipando l’inizio della stagione pollinica di circa 25 giorni in primavera e prolungandola di ulteriori 20 giorni in autunno. Questo cambiamento è stato evidenziato dai dati del 2023, che hanno registrato dieci giorni in più senza gelo rispetto alla media trentennale.
Vincenzo Patella, presidente della SIAAIC, ha sottolineato come la diminuzione delle temperature sottozero consenta una crescita più rapida delle piante e una maggiore produzione di pollini. Il cambiamento climatico non solo allunga la stagione delle allergie, ma la rende anche più intensa, costringendo oltre 10 milioni di italiani a prolungare le terapie. L’inquinamento atmosferico gioca un ruolo cruciale in questo contesto, intrappolando il calore e aumentando la produzione di pollini. Secondo una ricerca americana del 2022, si prevede che, entro la fine del secolo, la produzione di pollini potrebbe incrementare fino al 200% a causa dei livelli elevati di CO2.
Per affrontare questa crescente problematica, gli esperti della SIAAIC hanno proposto un decalogo per ridurre la quantità di pollini nelle aree urbane, senza compromettere il verde pubblico. Tra le raccomandazioni ci sono la scelta di piante a bassa produzione di pollini e la gestione del verde pubblico durante le ore notturne o nei giorni poco ventilati.
Allergie respiratorie in aumento in Italia
Le allergie respiratorie rappresentano un problema crescente in Italia, colpendo il 28% della popolazione, ovvero quasi un italiano su tre. Questo allarmante dato è stato diffuso dal presidente della SIAAIC, Vincenzo Patella, in collaborazione con Assosalute, l’associazione dei farmaci di automedicazione. L’analisi delle tendenze e delle soluzioni per una gestione efficace delle allergie respiratorie ha rivelato che il cambiamento climatico e l’inquinamento atmosferico sono i principali responsabili di questo incremento.
Patella ha riferito che, secondo i dati ISTAT, l’incidenza di nuove patologie allergologiche è aumentata dal 11% all’anno nel triennio 2018-2020 al 16% nel 2024. Le riniti allergiche, in particolare, hanno raggiunto un’incidenza complessiva del 28%. Il cambiamento climatico sta alterando i ritmi naturali, anticipando e prolungando la stagione pollinica, con manifestazioni allergiche che possono iniziare già a febbraio e protrarsi fino a settembre.
Quest’anno, la stagione pollinica è iniziata con ben 25 giorni di anticipo rispetto alle previsioni, confermando la tendenza all’aumento dei casi di allergia anche nel 2025. Si stima che l’ambiente influisca per il 70% sul rischio di sviluppare allergie, mentre la predisposizione genetica incide solo per il 30%. L’aumento delle riniti allergiche colpisce tutte le fasce d’età , ma i bambini e gli anziani risultano essere i più vulnerabili, con un incremento del 5-10% nei più piccoli.
Per gestire efficacemente le allergie respiratorie, Assosalute e SIAAIC hanno fornito cinque utili consigli: intervenire tempestivamente ai primi sintomi, monitorare l’ambiente per identificare i periodi di maggiore suscettibilità , considerare i vaccini antiallergici già dall’età scolare, seguire un’alimentazione varia e prestare attenzione alle etichette degli alimenti. Infine, è consigliabile consultare il medico di famiglia per una diagnosi accurata e, se necessario, rivolgersi a un allergologo per una gestione adeguata del disturbo.