Le cause della tachicardia e le cure migliori da seguire
Problemi al cuore, disturbi congeniti, ansia: le possibili cause della tachicardia sono molto diversi fra loro. Ecco quali sono le cure più adatte
La tachicardia è una condizione in cui il cuore batte più velocemente rispetto alla norma, che è di circa 60-100 battiti al minuto in condizioni di riposo. A causare il disturbo sono fattori che interferiscono con gli impulsi elettrici che permettono al cuore di funzionare correttamente. Tra questi sono inclusi danni ai tessuti del cuore derivanti da malattie cardiache, problemi congeniti (sia malattie, sia malformazioni o difetti negli impulsi elettrici del cuore), pressione sanguigna elevata, l’ipertiroidismo, l’ansia, problemi nel bilancio elettrolitico e febbre.
Esistono, inoltre, fattori esterni che possono scatenare episodi di tachicardia, il fumo, il consumo eccessivo di alcol o di caffeina, alcuni medicinali e droghe (ad esempio la cocaina). In generale, qualsiasi condizione che mette il cuore sotto sforzo e danneggia i suoi tessuti aumenta il rischio di soffrire di questo disturbo e a volte non si riesce a determinare quale sia l’esatta causa scatenante.
Le cure migliori hanno un triplice scopo: rallentare il battito quando compare la tachicardia, prevenirne ulteriori episodi e ridurre al minimo le complicazioni.
Il medico potrebbe suggerire di eseguire le cosiddette “manovre vagali” nel momento in cui compaiono i sintomi. Non si tratta di nulla di complicato: basta tossire, aumentare la pressione sull’addome o mettere del ghiaccio sul viso. In questi e in altri modi si agisce sul nervo vago (e, quindi, il sistema nervoso autonomo) e si promuove la regolazione del ritmo cardiaco.
Se queste manovre non dovessero essere sufficienti potrebbe essere necessario assumere dei farmaci antiaritmici. Questi sono disponibili sia sotto forma di compresse, sia in forma iniettabile. In quest’ultimo caso, però, la somministrazione è effettuata in ospedale. Solo in casi di grave emergenza è necessario ricorrere alla cardioversione elettrica, una procedura che si basa sull’erogazione di una scarica sul torace con un defibrillatore per riportare il ritmo nella norma.
In alcune situazioni i medici potrebbero ritenere opportuna l’assunzione regolare di farmaci per prevenire la comparsa di nuovi episodi. Questi possono essere gli stessi antiaritmici oppure i calcio-antagonisti. A chi è a rischio di formazione di trombi potrebbero essere prescritti anche degli anticoagulanti.
Altri rimedi più invasivi sono l’impianto di pacemaker o di defibrillatori automatici (riservati ai casi più gravi), operazioni chirurgiche o l’ablazione transcatetere, un intervento che permette di eliminare eventuali impulsi elettrici in eccesso alla base della tachicardia.
Se, però, le anomalie del battito sono dovute a un’altra patologia, ad esempio l’ipertiroidismo, è necessario curare prima di tutto quest’ultima se si vuole evitare di avere a che fare con altri episodi di tachicardia.
Via | Mayo Clinic
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