Le infezioni ospedalieri fanno più morti degli incidenti stradali
I batteri multiresistenti continuano a fare vittime: ogni anno muoiono tra le 4.500 e le 7.000 persone.
Sono numerose le infezioni ospedaliere annue e, purtroppo, sono tantissimi i morti: si contano tra 4.500 e i 7.000 morti l’anno contro le circa 3.400 vittime della strada (dati al 2015). Durante un ricovero, infatti, fino a oltre l’8% dei pazienti contrae una malattia infettiva, per un totale di circa 700 mila contagi. Percentuale che diventa quasi doppia nelle terapie intensive, come indicano gli ultimi dati disponibili.
Come mai? La causa sono i batteri multiresistenti, difficili da diagnosticare e anche da curare perché non riescono essere debellati dai tradizionali antibiotici. E in Italia, come indica l’Istituto Superiore di Sanità, la prevalenza di ceppi batterici resistenti è tra le più alte d’Europa.
La maggior parte dei casi riguarda infezioni urinarie, della ferita chirurgica, ma anche polmoniti e sepsi. Secondo un Rapporto realizzato nel 2016 nelle strutture ospedaliere della Campania, dove si registrano circa 50mila casi di infezioni l’anno, all’origine dei contagi ci sono per il 22% l’Escherichia Coli, per il 12,5% lo Staphylococcus Aureus e per il 9% la Klebsiella Pneumoniae. I reparti dove è più facile contagiarsi sono la Terapia Intensiva (20,60% dei casi), Medicina (15,33%) e Chirurgia (14,20%).
L’ultimo, che ha appena fatto una vittima importante, un neonato prematuro e altri sei piccolini contagiati agli Spedali Civili di Brescia, è Serratia marcescens, responsabile di infezioni invasive con un’incidenza stimata tra il 5% e il 16% di tutte le sepsi neonatali ad esordio tardivo.