L’herpes può causare problemi cognitivi, la scoperta dall’America
Un'esposizione prolungata al virus dell'herpes e ad altri microbi potrebbe portare a problemi cognitivi. Lo studio
Il virus responsabile dell’herpes labiale potrebbe causare problemi cognitivi. Non solo, anche altri microbi che aggrediscono altre parti dell’organismo, come i virus dell’herpes genitale, il citomegalovirus, la Chlamydia pneumoniae e l’Helicobacter pylori, potrebbero avere lo stesso effetto. A ipotizzarlo sono i ricercatori del Columbia University Medical Center di New York e della Miller School of Medicine dell’Università di Miami, che hanno rilevato l’associazione tra elevati livelli di infezione e riduzione delle capacità cognitive in uno studio pubblicato su Neurology®, la rivista dell’American Academy of Neurology.
Le loro ricerche hanno coinvolto 1.625 individui di età media pari a 69 anni, che sono stati sottoposti a test specifici per valutare le capacità cognitive. Incrociando i risultati ottenuti in queste verifiche con i livelli di infezione rilevati nel sangue di ogni partecipante misurando le quantità di anticorpi presenti, i ricercatori hanno scoperto che i livelli di infezione più gravi corrispondono ad un aumento del 25% della probabilità di ottenere un punteggio basso nel test.
Gli alti livelli di infezione rilevati nel sangue dei partecipanti corrispondo a un’esposizione prolungata, nel corso degli anni, ai vari patogeni su cui si è concentrata la ricerca.
Abbiamo scoperto
ha raccontato Mira Katan, primo autore dello studio,
che l’associazione è maggiore fra le donne, quelli con basso livello di educazione e chi si affida a Medicaid (il servizio di assistenza sanitaria per la popolazione statunitense a basso reddito, ndr) o a nessuna assicurazione sanitaria e, soprattutto, nelle persone che non fanno attività fisica.
Anche se questa associazione deve essere studiata ulteriormente, i risultati potrebbero portare a un modo per identificare le persone a rischio di problemi cognitivi e, eventualmente, ridurre questo rischio.
Esempi di strategie per ridurre questo rischio potrebbero essere vaccinare i bambini contro i virus responsabili di questo effetto o promuovere una maggiore attività fisica.
Via | EurekAlert!
Foto | da Flickr di sapienssolutions