L’omeopatia in Italia: cosa dice la legge
Sempre più italiani si affidano alle cure omeopatiche, ma la legge che regolamenta questo settore in continua espansione cosa dice?
Sempre più italiani si affidano alle cure omeopatiche, ma la legge che regolamenta questo settore in continua espansione cosa dice?
Secondo un’articolo apparso sul sito on line della rivista “Panorama” qualche tempo fa, sembra che l’Italia sia il terzo mercato in Europa con un fatturato annuo di oltre 170 milioni di euro. L’omeopatia dunque prende sempre più piede come alternativa alle cure tradizionali, i farmaci classici presentano spesso notevoli effetti collaterali, anche se per alcune patologie risultano indispensabili, e quindi gli italiani preferiscono affidarsi alle cure dolci soprattutto per quel che riguarda disturbi leggeri, febbre, mal di testa, tosse per esempio.
Ma ciò nonostante il nostro paese è ancora molto indietro a livello normativo, in quanto manca una legge specifica e questo ostacola il diritto degli italiani a scegliere cure alternative.
Questo nonostante l’Unione Europea abbia chiesto più volte all’Italia di adeguarsi agli standard normativi e di sottoporre i prodotti omeopatici alla stessa valutazione e registrazione prevista per i farmaci tradizionali. A questo si aggiunge l’impossibilità di sottoporre i prodotti omeopatici agli stessi parametri di valutazione richiesti dall’AIFA e previsti per i farmaci classici.
Il problema è che se nel 2016 non saranno registrati, molti prodotti omeopatici non potranno più essere utilizzati.
(Fonte: panorama.it)
Nel suo libro “Elogio dell’omeopatia”, Giovanni Gorga, leader della Guna, mette in evidenza quanto sia importante regolamentare questo mercato e stabilire leggi chiare e precise, la modifica dei criteri per le classificazioni affermando che l’omeopatia funziona anche se la scienza ancora non è riuscita a spiegarne il perchè. La prefazione del libro è scritta dal Ministro Lorenzin che ci tiene a precisare come nel nostro paese non esista alcuna preclusione ideologica e neanche normativa nei confronti delle cure alternative.
Bisogna arrendersi all’evidenza, le cure alternative esistono e bisogna garantire a tutti il diritto di scegliere come curarsi. A fatica pare che ci stiamo arrivando, entro il 2018 infatti, tutte le aziende produttrici di preparati omeopatici dovranno presentare all’AIFA un dossier semplificato e dettagliato dei prodotti che già sono stati autorizzati dai Ministeri della salute, per ottenere il via libera definitivo alla commercializzazione.
Attualmente L’Italia continua a rinnovare l’autorizzazione alla vendita dei prodotti omeopatici non trasformando in legge la direttiva europea che dà via libera alla commercializzazione quindi non applicando del tutto la legge 219/2006.
Quindi cosa succede all’atto pratico? Succede che se acquistiamo un prodotto omeopatico, notiamo che la confezione è priva del bugiardino di cui sono dotati i farmaci classici. Non vi è quindi posologia ed è vietata la pubblicità del prodotto stesso. Se ricordate qualche tempo fa le vetrine delle farmacie riportavano l’immagine di una confezione dei prodotti omeopatici comunemente usati per l’influenza, ma con il disegno di una benda, come per mascherarne la denominazione e le informazioni.
Silvio Garattini, presidente dell’Istituto Farmacologico “Mario negri”, scrive un libro sull’argomento: “Acqua fresca? Tutto quello che bisogna sapere sull’omeopatia”, sostenendo che i cittadini hanno diritto ad una corretta informazione per poter scegliere come curarsi. Garattini sostiene quindi l’inutilità dell’omeopatia fornendo evidenza scientifiche, ma allo stesso tempo paradossalmente vengono messe in evidenza anche le incongruenze e le ambiguità nell’ambito della comunità medica, ambiguità che continuano a confondere le informazioni e i messaggi che i cittadini recepiscono.
Purtoppo la realtà è che in Italia l’omeopatia è malvista soprattutto dalle grandi multinazionali farmaceutiche, per ovvi motivi di profitto. Non a caso l’AIFA aveva proposto una tassazione esorbitante per la registrazione dei prodotti. Cifre impossibili in quanto ci riferiamo a piccole aziende.
La direttiva europea con il DL 219/2006 all’art.16 dice che un prodotto omeopatico per poter essere registrato all’AIFA con la procedura semplificata deve soddisfare 3 parametri, deve per prima cosa porter essere somministrato per via orale o esterna, deve recare assenza di qualsiasi indicazione terapeutica relativa al medicinale e avere una diluizione che garantisca la totale innocuità del prodotto. Per i medicinali omeopatici inoltre non è obbligatorio dimostrarne l’efficacia come avviene per i farmaci tradizionali.
Con la nuova normativa che dovrebbe entrare in vigore, per i consumatori cambierà il fatto che i prodotti omeopatici recheranno indicazioni circa l’uso del medicinale, le indicazioni terapeutiche, e non è poco se consideriamo che per ogni prodotto omeopatico che acquistiamo dobbiamo chiedere informazioni dettagliate al farmacista o ad un omeopata.
Ma qual’è l’atteggiamento degli italiani nei confronti dell’omeopatia?
Secondo una ricerca svolta da Doxa Pharma nel 2012, Gli italiani sono a conoscenza della vendita dei prodotti omeopatici in Italia, ma la confusione nelle informazioni regna sovrana. Molti pensano che prodotto omeopatico voglia dire naturale, privo di effetti collaterali e interazioni. Le notizie sui farmaci omeopatici si ottengono in seguito al passa parola e più difficilmente attraverso le informazioni date da farmacisti e medici. La maggioranza delle persone è emerso che vorrebbe più informazione da parte dei medici sulla posologia, la modalità d’uso e le indicazioni terapeutiche.
(Fonte: l’altramedicina.it)
Io stessa ho provato a chiedere informazioni al mio medico di base circa l’efficacia e l’utilizzo di un farmaco omeopatico e ne ho ricevuto risposte vaghe e disinteressate.
In molti siamo aiutati dal web dove ormai troviamo tutte le info che ci servono. Ma non sarebbe più giusto che le informazioni le ottenessimo dai medici e che questi fossero meno ancorati alle cure farmaceutiche classiche?
Penso che come cittadini abbiamo il diritto di scegliere come curare noi e i nostri famigliari, e le informazioni corrette ci siano quantomeno dovute.
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