Molto spesso quando abbiamo mal di testa non sappiamo come porre rimedio al dolore anche intenso che proviamo. Non ci soffermiamo a valutare che anche quello che mangiamo può interferire sui sintomi dell’emicrania. In caso di mal di testa l’alimentazione da seguire deve essere particolarmente ponderata.
Se talvolta l’appetito passa durante gli attacchi più forti di mal di testa, in altri casi, invece, si ha una maggiore voglia di mangiare, anche se spesso cibi che non sarebbero consigliati in caso di attacchi del genere (soprattutto nei casi di mal di testa da sindrome premestruale e mestruale). Dobbiamo valutare bene quello che portiamo sulle nostre tavole, perché il mal di testa può anche passare mangiando. Già, ma cosa mangiare e cosa evitare? Tanti i dubbi che ci assillano la mente e poche le risposte chiare che di solito abbiamo.
Per questo motivo abbiamo rivolto qualche domanda alla Dottoressa Valeria Meconi, nutrizionista, di MioDottore che ha aderito al progetto di video consulenza online attivato dalla piattaforma. Ecco cosa ci ha spiegato.
Esistono molti tipi di mal di testa. La “International Classification of Headache Disorders” (ICHD-3-beta), ovvero la classificazione internazionale dei mal di testa, distingue tra mal di testa primari e secondari.
Sebbene permangano incertezze sui meccanismi patologici, è stato indicato che lo stato pro-infiammatorio e ossidativo può svolgere un ruolo nella generazione del dolore.
Si ipotizza che gli interventi dietetici possano influenzare le caratteristiche del mal di testa attraverso una varietà di meccanismi, come la disfunzione serotoninergica, l’eccitabilità neuronale, l’ossido nitrico (NO), l’adiponectina e la leptina.
Si è molto utilizzato, sia oggi che in passato, un approccio di tipo chetogenico per ridurre gli attacchi. Invece, più recentemente si è visto che una dieta con un rapporto di 1:3 tra gli acidi grassi ω3 (acido eicosapentaenoico EPA, acido docosaesaenoico DHA e acido alfa-linolenico ALA) e ω6 (acido linoleico, acido diomo-gamma-linoleico o DGLA e l’acido arachidonico AA) sia efficace nel ridurre il sintomo.
Ad esempio, gli acidi grassi polinsaturi sono componenti principali dei tessuti implicati nella patogenesi dell’emicrania, dove fungono da precursori per diverse famiglie di mediatori lipidici bioattivi che regolano il dolore, come prostaglandine e leucotrieni.
Bisogna pertanto prediligere alimenti naturalmente ricchi di omega 3, come pesce, principalmente azzurro, salmone, semi di lino, noci, semi di chia e soia.
Indubbiamente, se tutto ciò che è necessario fare è ridurre l’infiammazione, allora bisogna limitare alimenti pro-infiammatori. Infatti, i cibi industrializzati tendono a essere poveri di ω-3 e ad avere un alto contenuto di ω-6.
Almeno 3 volte a settimana pesce e una giornata dedicarla a pesce azzurro e salmone. Non devono mai mancare noci, semi di lino e olio extravergine d’oliva.
Evitare alcolici, merendine e in generale alimenti confezionati, carni processate e conservate; limitare sostanze eccitanti e cioccolata.
Alcuni studi hanno dimostrato l’utilità di vitamine e nutraceutici come magnesio, riboflavina (vitamina B2 ) e Q10 ginkgo biloba, tanacetum parthenium (partenio) per ridurre la frequenza del mal di testa e l’intensità del dolore.