La malattia infiammatoria intestinale aumenta il rischio di demenza?
La malattia infiammatoria intestinale potrebbe aumentare anche il rischio di un'altra grave malattia.
La malattia infiammatoria intestinale o IBD può influenzare il rischio di sviluppare la demenza? A quanto sembra la risposta a questa domanda potrebbe essere “si”. Secondo quanto emerso da una ricerca pubblicata online sulla rivista Gut, la malattia infiammatoria intestinale è collegata a un maggior rischio di soffrire di demenza.
L’IBD comprende condizioni come colite ulcerosa e malattia di Crohn, e si pensa che possa essere causata da un’alterata riposta immunitaria alle variazioni che si manifestano nel microbioma intestinale. Secondo precedenti ricerche, tale alterazione potrebbe aumentare il rischio di sviluppare un altro disturbo neurodegenerativo, ovvero la malattia di Parkinson. Tuttavia non era ancora stato chiarito il potenziale legame esistente fra IBD e demenza.
Per far luce sulla questione, gli autori dello studio hanno analizzato un campione di 1742 persone di 45 anni alle quali, fra il 1998 e il 2011, era stata diagnosticata la colite ulcerosa o la malattia di Crohn. Gli esperti hanno monitorato lo stato di salute dei partecipanti per un periodo di 16 anni, confrontando gli esiti con quelli relativi a un gruppo di controllo composto da 17.420 persone.
IBD e Demenza: esiste un legame
Dallo studio è emerso che una percentuale maggiore di pazienti con IBD avrebbe sviluppato demenza (5,5%), e ciò comprende anche il morbo di Alzheimer. Solo l’1,5% di coloro che non soffrivano di IBD avrebbero invece sviluppato questa condizione. Sembra inoltre che la malattia infiammatoria intestinale sia risultata associata a una diagnosi più precoce di demenza (in media la diagnosi è stata effettuata 7 anni per i pazienti con IBD prima rispetto a coloro che non soffrivano di questa malattia).
A conti fatti, gli autori hanno osservato che le persone con IBD correvano il doppio del rischio di sviluppare la demenza rispetto a chi non soffriva di questa condizione, e tale rischio sembrava essere associato anche alla quantità di tempo in cui un paziente soffriva di IBD.
via | ScienceDaily
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