Le malattie autoimmuni sono patologie che si caratterizzano per una reazione anomala del sistema immunitario, che riconosce per errore come estranei i tessuti sani del corpo e li attacca. Sono tanti i disturbi conosciuti che rientrano in questa categoria. E le malattie possono colpire diverse parti dell’organismo umano.
Nel trattamento delle malattie autoimmuni grande importanza viene data a percorsi di cure utili a ridurre i sintomi, a tenere a sotto controllo la reazione del sistema immunitario, ad aiutare l’organismo ad affrontare le malattie. In un’ottica simile, la fisioterapia può aiutare chi ha ricevuto una diagnosi di malattia autoimmune, sia nelle prime fasi sia nelle fasi successive, anche per evitare conseguenze più gravi.
Per capire di più sul ricorso alla fisioterapia in caso di malattie autoimmuni, abbiamo rivolto qualche domanda alla Dottoressa Beatrice Possenti. L’esperta è osteopata, di MioDottore, che ha aderito al progetto di video consulenza online attivato dalla piattaforma.
Quando una malattia autoimmune colpisce, il trattamento fisioterapico è fondamentale per il recupero della forza e della mobilità. Ma anche per la prevenzione di ulteriori complicazioni, dovute a posture scorrette o stress articolari. Oltre che per l’insegnamento di nuovi schemi motori, i quali verranno utilizzati al posto di quella gestualità che con la malattia è andata perduta.
Le malattie autoimmuni si sviluppano quando il sistema immunitario si attiva contro il corpo stesso, producendo anticorpi che lo attaccano in modo anche molto lesivo.
Ne sono un esempio tipico il Lupus Eritematoso Sistemico, la sindrome di Sjogren e l’Artrite Reumatoide. In tutte queste patologie gli attacchi possono essere da lievi a gravi. Vi sono fasi di remissione, in cui la malattia è silente, e fasi di recrudescenza.
In queste tre tipologie di malattie autoimmuni, oltre alle cure farmacologiche, la fisioterapia gioca un ruolo fondamentale sin dalle fasi di esordio. E le terapie dipendono sia dalla gravità dei sintomi che da quante parti del corpo sono interessate.
Non possono esistere protocolli di trattamento fisioterapici standardizzati. Ogni persona va valutata nella sua interezza e il piano rieducativo deve essere personalizzato sulle esigenze del paziente, anche da un punto di vista biopsicosociale.
Nelle fasi iniziali di questo tipo di malattie è importante ricercare il recupero della mobilità (sempre senza dolore) e della forza. Utili in questa fase sono mobilizzazioni attive e passive dei distretti corporei colpiti e l’introduzione (ove necessario) dell’utilizzo di tutori e ortesi.
Spesso i pazienti con questi tipi di patologie, oltre ad avere problemi articolari, sono affaticabili e hanno ridotta capacità di esercizio cardiovascolare. Si è perciò dimostrato utile praticare inizialmente un’attività fisica a bassa intensità, per poi arrivare anche a un esercizio aerobico leggero e ginnastica dolce.
Dopo aver trattato più a livello distrettuale, si passa a una rieducazione più globale per il riequilibrio di retrazioni muscolari, per la ricerca di una corretta postura e quindi per una prevenzione di danni secondari a compensi o posizioni errate. Ove necessario è importante la riabilitazione respiratoria, per mantenere o incrementare i volumi polmonari.
La massoterapia antalgica, il linfodrenaggio e la riabilitazione in acqua sono utili per la riduzione del dolore:
Anche la terapia occupazionale è fondamentale, essendo necessario l’insegnamento di nuovi schemi motori corretti per poter svolgere le attività della vita quotidiana, convivendo con i limiti imposti dalla malattia.
Diverso è il discorso per la Sclerosi Multipla, che è una malattia degenerativa del sistema nervoso che colpisce il rivestimento dei neuroni con progressiva compromissione della trasmissione nervosa. Ciò porta alla formazione di lesioni (o placche) che passano da una fase iniziale infiammatoria a una fase tardiva, in cui la mielina è attaccata dal sistema immunitario creando le cicatrici. Ciò la fa rientrare comunque tra le malattie autoimmuni, ma è da considerarsi differente rispetto alle precedenti per quel che riguarda i sintomi. Proprio per le caratteristiche della malattia e per il suo singolare decorso, spesso non ci si può permettere di dettagliare quella che potrà essere l’evoluzione funzionale, la presenza di deficit nel tempo, la regressione, la stabilizzazione o il peggioramento di alcune disabilità.
Inizialmente i sintomi della Sclerosi Multipla sono vaghi e transitori, la fase successiva può portare a remissione completa o a residua disabilità e nella fase finale si vede il progressivo peggioramento dei distretti già colpiti. Il trattamento riabilitativo cerca di limitare i danni della malattia, utilizzando le funzionalità residue per prevenire allettamento e deformità articolari.
Nella fase acuta (spastica) della malattia, la riabilitazione deve essere per il recupero dei muscoli indeboliti e l’allungamento dei muscoli retratti con mobilizzazioni attive e passive e stretching. Anche il lavoro in piscina può essere utile.
Nelle fasi successive si devono impostare dei cambiamenti del comportamento motorio in grado di migliorare l’autonomia nelle attività quotidiane e nelle funzioni, in base alla progressione della malattia.
Per tutte queste patologie è fondamentale iniziare il trattamento appena possibile, idealmente appena ricevuta la diagnosi. Infatti, più il trattamento sarà precoce, più sarà possibile contrastare i danni della malattia e la disabilità che ne deriva.
Quindi, l’obiettivo principale della fisioterapia è quello di creare un nuovo equilibrio nonostante la situazione che la
malattia ha creato.
Infine, non bisogna dimenticare che ogni intervento riabilitativo in questi ambiti deve essere condotto da un’équipe multidisciplinare: fisiatra, neurologo, fisioterapista, terapista occupazionale, logopedista, infermiere, psicologo, assistente sociale, urologo, sessuologo, neuropsicologo e oculista.