Marijuana nemica della fertilità maschile
Chi vuole diventare padre deve stare alla larga dalla marijuana. Un nuovo studio condotto dal Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) e dell’università di Roma Tor Vergata e pubblicato sulla rivista Pnas, ha dimostrato, infatti, come nel topo, il sistema endocannabinoide – quello su cui agisce anche la marijuana – sia coinvolto nel processo della spermatogenesi. […]
Chi vuole diventare padre deve stare alla larga dalla marijuana. Un nuovo studio condotto dal Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) e dell’università di Roma Tor Vergata e pubblicato sulla rivista Pnas, ha dimostrato, infatti, come nel topo, il sistema endocannabinoide – quello su cui agisce anche la marijuana – sia coinvolto nel processo della spermatogenesi.
Lo studio apre nuove prospettive per la comprensione dei fenomeni di drastica diminuzione o totale assenza del numero di spermatozoi, spesso con riduzione della motilità (oligospermia o azospermia). Un problema, quello della sterilità, sempre più diffuso. Secondo le più recenti statistiche a livello mondiale, sarebbero circa il 15% le coppie con problemi di mancata o ridotta fertilità, per il 40% attribuibili a oligospermia o azospermia maschile.
Le cause potenziali della ridotta fertilità maschile sono da ricondurre per il 60% a una origine genetica e per il restante 40% a malformazioni occlusive o che sfuggono alla classificazione. E proprio una delle cause dell’oligospermia, tra quelle che attualmente non risultano classificabili potrebbe essere riconducibile al cattivo funzionamento del sistema endocannabinoide, con cui anche l’abuso di cannabis può interferire.
Via | Proceedings of the National Academy of Sciences
Foto | Flickr