Non solo biopsia, i tumori si identificano cercando gli zuccheri con una risonanza
Una nuova tecnologia messa a punto negli Stati Uniti apre le porte alla possibilità di evitare i prelievi di tessuti per confermare la presenza del cancro
Oggi la biopsia è un passaggio fondamentale per confermare una diagnosi di tumore, ma in futuro potrebbe non essere più necessaria. A lasciarlo sperare sono i risultati di uno studio dei ricercatori del Johns Hopkins Health System, che hanno messo a punto una tecnica per individuare le cellule tumorali in base alla riduzione degli zuccheri normalmente presenti sulla superficie cellulare.
Come descritto sulle pagine di Nature Communications, il nuovo sistema di rilevazione delle cellule tumorali si basa sull’uso della risonanza magnetica e per il momento è stato testato su cellule coltivate in laboratorio e sui topi, ma la speranza è poterla utilizzare anche nell’uomo per la diagnosi precoce, monitorare la risposta alla chemioterapia, identificare il materiale da prelevare durante le biopsie ed, eventualmente, evitarne almeno qualcuna.
Quando le cellule diventano tumorali alcune proteine sulle loro membrane esterni perdono molecole di zucchero e diventano meno viscide, forse perché si ammassano l’una contro l’altra
spiega Jeff Bulte, coordinatore dello studio.
Se impostiamo la risonanza magnetica per rilevare gli zuccheri attaccati a una particolare proteina possiamo vedere la differenza tra le cellule normali e quelle tumorali.
Per farlo Bulte e collaboratori hanno applicato i risultati di ricerche precedenti secondo cui la presenza del glucosio può essere rilevata tramite risonanza magnetica senza dover utilizzare un colorante, ma semplicemente basandosi sulla sua interazione con le molecole di acqua circostanti. Per quanto riguarda le proteine analizzate, i ricercatori si sono concentrati sulle mucine, analizzando il segnale emesso da 4 tipi di cellule tumorali coltivate in laboratorio e verificando che i livelli degli zuccheri legati alle loro mucine erano significativamente ridotti rispetto a quelli rilevabili nelle cellule sane.
La possibilità di analizzare una molecola naturalmente presente nelle cellule tumorali piuttosto che un colorante iniettato all’interno dell’organismo rappresenta una novità fondamentale nel campo.
Il vantaggio
spiega Xiaolei Song, primo nome dello studio
è che potenzialmente possiamo vedere l’intero tumore. Questo
sottolinea la ricercatrice
spesso non è possibile con i coloranti iniettati perché raggiungono solo una parte del tumore. Per di più i coloranti sono costosi.
All’efficacia della tecnica si unirebbero quindi anche dei vantaggi economici. Prima di poterne godere saranno però necessari nuovi studi che ne valutino l’uso in campo umano. Per ora il prossimo passo annunciato dai ricercatori sarà verificare, ancora nei topi, se questo approccio permette di distinguere più tipi di cellule tumorali dalle masse benigne.
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Via | Johns Hopkins Medicine