Contro la degenerazione maculare senile un occhio bionico alimentato dalla luce solare
Un occhio bionico che sfrutta la luce solare per restituire la vista ai pazienti affetti da degenerazione maculare senile e retinite pigmentosa.
Parlavamo qualche mese fa della possibilità di restituire la vista ai non vedenti attraverso la sostituzione sensoriale, ovvero l’attivazione, tramite i suoni, delle aree del cervello che registrano i dati visivi. Torniamo a parlare di recupero della vista per presentarvi un innovativo occhio bionico, alimentato dalla luce solare.
A sviluppare il nuovo dispositivo, descritto sulla rivista Nature Photonics, un’équipe di scienziati della Stanford University, in California. A differenza degli impianti attualmente utilizzati, questo occhio bionico non ha bisogno di una batteria per essere alimentato. Uno speciale paio di occhiali convoglia la luce infrarossa, permettendo di trasmettere al cervello le informazioni che ci consentono di vedere.
L’occhio bionico potrebbe rivelarsi utile per i pazienti affetti da degenerazione maculare senile e retinite pigmentosa, due malattie che portano alla morte progressiva delle cellule responsabili di convogliare la luce nell’occhio. Il decorso di queste patologie conduce inesorabilmente alla cecità.
Gli impianti retinici attualmente disponibili stimolano i nervi situati nella parte posteriore dell’occhio e consentono ai pazienti di continuare a vedere, grazie ad un chip posto dietro alla retina, ad una batteria montata dietro all’orecchio ed a diversi cavi che servono a collegare chip e batteria. Questo nuovo dispositivo, invece, si installa nella parte posteriore dell’occhio e funziona un po’ come un pannello solare.
Gli occhiali dotati di videocamera registrano quello che avviene davanti agli occhi del paziente e lo trasmettono sotto forma di segnale elettrico al dispositivo posto dietro alla retina che a sua volta lo invia ai nervi. Senza cavi e senza batterie. L’impianto è stato testato con successo sui ratti. Facile da impiantare, sottile e wireless, potrebbe restituire la vista, in modo meno invasivo, ai pazienti affetti da degenerazione maculare. Tuttavia serviranno ulteriori sperimentazioni ed una tecnologia più efficiente prima di giungere ad una sua applicazione sull’uomo.