La pandemia ci ha resi demotivati e apatici?
La pandemia ci ha resi apatici: l’allarme dell’Organizzazione mondiale della sanità.
Di certo non avrà fatto bene al nostro umore, e l’OMS lo conferma: la pandemia ci ha resi apatici e stanchi.
Una conseguenza che ai nostri occhi appare del tutto normale, soprattutto se si considera il fatto che, mentre tante persone cercano di fare il possibile per evitare di far crescere il numero dei contagi, tante altre prendono la situazione alla leggera, infischiandosene delle semplicissime norme che potrebbero farci tornare alla normalità al più presto.
A delineare il quadro dell’Europa in questa seconda fase della pandemia ci ha pensato l’OMS, che fa sapere che i dati non sono poi così confortanti come tante persone vogliono credere (e far credere).
In diversi Paesi il numero sta aumentando, soprattutto in Europa, con la seconda ondata che ha superato i picchi della prima.
È vero, oggi c’è una maggiore capacità di sorveglianza e di tracciamento dei casi (che potrebbe quindi far conseguire la rilevazione di un maggior numero di persone positive al virus), ma al momento la situazione è tutt’altro che risolta.
Sappiamo anche che l’età media delle persone contagiate è scesa significativamente, con il 50% dei casi che oggi riguarda persone fra i 25 e i 64 anni. Detto ciò, la situazione attuale ha fatto emergere, secondo l’OMS, un senso di stanchezza e di apatia generalizzato nella popolazione.
Sebbene la fatica sia misurata in modi diversi e i livelli varino a seconda dei Paesi considerati, si stima che in certi casi abbia raggiunto oltre il 60% dei cittadini. Da quando il virus è arrivato in Europa, otto mesi fa, i cittadini hanno fatto enormi sacrifici. Un costo straordinario, che ha esaurito tutti noi, indipendentemente da dove viviamo o da cosa facciamo. In tali circostanze è facile sentirsi apatici e demotivati, provare stanchezza.
via | Il Messaggero
Foto di Marek Studzinski da Pixabay