Preeclampsia: cause, sintomi, cure
La preeclampsia è una complicazione della gravidanza che si manifesta con sintomi come pressione alta e presenza di elevati livelli di proteine nelle urine. Questa condizione può causare dei rischi molto seri, rivelandosi potenzialmente molto grave o persino fatale per la mamma e per il bambino.
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La preeclampsia è una complicazione della gravidanza potenzialmente molto grave, che può mettere a rischio la stessa vita della mamma e del bambino. Questa condizione si manifesta con sintomi come una pressione sanguigna molto alta e la presenza di elevati livelli di proteine nelle urine (proteinuria).
La preeclampsia, un tempo nota anche con il nome di “gestosi“, rappresenta una delle prime cause di mortalità materna nei Paesi in via di sviluppo, così come in quelli economicamente più avvantaggiati.
Ma quali sono le cause di questa condizione? Ed esiste un modo per prevenirla?
In questo articolo esamineremo le principali caratteristiche di questa malattia, capiremo chi è più a rischio e come affrontare il problema per evitare conseguenze anche molto gravi.
Preeclampsia: cos’è?
Che cos’è la preeclampsia in gravidanza? La cosiddetta “gestosi gravidica” (termine ormai caduto in disuso in ambito medico) è una condizione le cui cause non sono ancora del tutto note.
Può manifestarsi in circa il 2-5% delle gravidanze, ed è caratterizzata da un’elevata pressione arteriosa e dalla presenza di elevati livelli di proteine nelle urine.
Preeclampsia: valori
Per poter individuare il rischio di preeclampsia, i valori della pressione sanguigna dovrebbero essere superiori a 140 mm Hg (pressione sistolica) e a 90 mm Hg (pressione diastolica).
La proteinuria si presenta invece con valori superiori a 300 mg/24 h.
Possono anche emergere altri valori che indicano la possibile presenza della malattia, come una riduzione dei livelli delle piastrine nel sangue (trombocitopenia) e un aumento dei livelli degli enzimi epatici. Entrambi i valori indicano la presenza di possibili danni al fegato.
Preeclampsia: cause
Le possibili cause della preeclampsia non sono ancora del tutto chiare. Si ritiene che all’origine della malattia possano esservi delle alterazioni a carico della placenta e dei vasi sanguigni che dovrebbero fornire nutrimento al bambino.
La preeclampsia colpisce infatti i vasi che irrorano la placenta. Quando questa non riceve abbastanza sangue, il bambino può non ottenere sufficiente nutrimento, e ciò ne potrebbe comportare un rallentamento nella crescita e nello sviluppo.
Fattori di rischio
Tra i fattori di rischio per la preeclampsia rientrano:
- Una storia familiare di preeclampsia, ovvero la presenza di precedenti casi in famiglia
- Aver sofferto di preeclampsia durante una precedente gravidanza
- Soffrire di diabete, ipertensione o malattie renali prima della gravidanza
- Soffrire di una malattia autoimmune, come il lupus o la Sindrome da anticorpi antifosfolipidi (Sindrome APA), una condizione associata a un maggior rischio di trombosi e aborto spontaneo
- Affrontare una gravidanza in età superiore ai 40 anni
- Aspettare più di un bambino
- Obesità in gravidanza, con indice di massa corporea (BMI) pari o superiore a 35.
Questa condizione può colpire qualsiasi donna durante la gravidanza, per cui tutte le future mamme dovrebbero essere messe al corrente dei sintomi da riconoscere e delle possibili conseguenze della malattia, in modo da potersi rivolgere tempestivamente al proprio medico qualora dovessero notare eventuali campanelli d’allarme.
Solitamente, la preeclampsia si presenta dopo la 20° settimana di gravidanza, più spesso dopo le 24-26 settimane, ma in casi molto rari può verificarsi anche entro 6 settimane dopo il parto (preeclampsia post parto o preeclampsia postpartum).
Preeclampsia: sintomi
Sappiamo che questa condizione può far salire i livelli della pressione sanguigna e che può determinare elevati livelli di proteine nelle urine (o altri segni di danni renali), ma concretamente quali sono i sintomi della preeclampsia in gravidanza?
Tra i disturbi più evidenti e comuni rientrano:
- Improvvisa comparsa di edema (accumulo di liquidi), localizzato perlopiù nelle mani, nei piedi, nelle dita, nel collo e sul viso
- Forte mal di testa
- Disturbi visivi, con possibile perdita temporanea della vista
- Nausea e vomito
- Comparsa di puntini rossi (petecchie) sulla pelle
- Dolore al fegato o appena sotto le costole
- Aumento di peso eccessivo e molto repentino.
In alcuni casi, la malattia può anche presentarsi senza alcun sintomo (preeclampsia asintomatica), o può evolversi gradualmente, inducendo talvolta a sottovalutare i sintomi iniziali.
È per questa ragione che è fondamentale sottoporsi ai regolari controlli, poiché permettono di individuare per tempo un eventuale problema e trattarlo nel modo più efficace possibile.
Preeclampsia: rischi per la mamma e il bambino
Quali sono le conseguenze della preeclampsia? Sebbene nella maggior parte dei casi questa condizione non comporti problemi a lungo termine, e nonostante tenda a migliorare subito dopo il parto, in alcuni casi la pre-eclampsia può comportare complicanze molto gravi, sia per la mamma che per il bambino.
Tra i rischi per la mamma rientrano quello che si verifichi un distacco della placenta, il rischio di cardiomiopatia o di sviluppare future malattie cardiovascolari, edema polmonare e insufficienza renale.
Per il bambino, invece, il rischio è quello di dover affrontare un parto pretermine (con tutte le conseguenze che ciò potrebbe comportare), o quello di subire un ritardo nello sviluppo; una preeclampsia severa può anche causare la morte del bambino.
Il solo modo per trattare una preeclampsia grave è rappresentato dal parto, che però potrebbe risultare molto pericoloso, qualora questo dovesse avvenire in una fase gestazionale troppo precoce.
Diagnosi
Per diagnosticare questa condizione, bisognerà tenere in considerazione i valori limite che evidenziano un quadro di preeclampsia.
Tali valori consistono in una pressione arteriosa superiore a 140/90 mmHg e la presenza di proteine nelle urine (proteinuria) e/o una riduzione delle piastrine.
Possono anche registrarsi livelli delle transaminasi molto più elevati rispetto ai range di riferimento, insufficienza renale o la presenza di eventuali sintomi neurologici.
Nel corso della diagnosi, il medico potrebbe individuare un ritardo nella crescita intrauterina, causato da un malfunzionamento e da uno scarso nutrimento della placenta.
Preeclampsia: cura
Come si cura la preeclampsia in gravidanza? La sola cura risolutiva, in casi del genere, è rappresentata dall’induzione del parto o, qualora ciò non dovesse essere possibile, dalla gestione della malattia fino al momento più adatto per poter partorire.
Nelle donne con preeclampsia, le linee guida prevedono il ricovero in ospedale, talvolta anche in Terapia Intensiva o in sezioni speciali, soprattutto nelle forme più severe della malattia.
Qualora la preeclampsia dovesse manifestarsi prima della 37esima settimana di gestazione, se il bambino dovesse essere ancora troppo piccolo per poter nascere, si potrebbe valutare l’ipotesi di attendere prima di indurre il parto, in modo da evitare tutti i possibili rischi connessi a un parto prematuro.
Qualora non fosse necessaria una degenza ospedaliera, alle pazienti verranno consigliati dei cambiamenti nello stile di vita. La futura mamma dovrebbe smettere di lavorare, dovrebbe sottoporsi ai controlli medici almeno una volta a settimana, monitorare quotidianamente la pressione sanguigna ed evitare le situazioni di stress.
In questa fase, verranno eseguiti una serie di esami di controllo, come il monitoraggio della pressione sanguigna, analisi delle urine e del sangue e test ed esami per tenere sotto controllo la salute del bambino.
Il parto (anche prematuro) può rendersi inevitabile e necessario in caso di preeclampsia grave, poiché bisognerà evitare il rischio di sviluppare la cosiddetta eclampsia materna, una condizione molto pericolosa, che comporta l’insorgenza di convulsioni o coma, e che può avere conseguenze anche fatali.
Anche dopo il parto, la donna che ha sofferto di preeclampsia dovrà sottoporsi a dei regolari controlli medici, e dovrà assumere dei farmaci la pressione almeno per alcune settimane.
Cosa fare per evitare la preeclampsia?
Poiché non sono note le cause di questa malattia, è difficile riuscire a individuare una vera e propria lista di regole di prevenzione per la preeclampsia.
Il miglior modo per ridurre il rischio di gravi conseguenze è quello di monitorare attentamente la propria salute in gravidanza, specialmente se dovessero esservi particolari fattori di rischio, come una precedente preeclampsia, una gravidanza multipla, alta pressione sanguigna, diabete o malattie renali.
Per evitare il rischio di preeclampsia in una seconda gravidanza, la donna dovrà inoltre assumere aspirina a basso dosaggio (100 mg al giorno) dopo le prime 12 settimane di gravidanza e fino alla nascita del bambino, in modo da ridurre i possibili rischi di recidive. Non assumere farmaci o integratori senza aver prima consultato il medico.
L’importanza della dieta
La dieta può in qualche modo influenzare il rischio di preeclampsia? Secondo recenti studi, per prevenire il rischio di questa complicanza può essere utile seguire una dieta ricca di fibre e con alimenti a basso indice glicemico.
Anche l’assunzione di cibi ricchi di acidi grassi omega 3, di alimenti non trasformati e di cibi prebiotici può aiutare a prevenire questo disturbo, favorendo il benessere della mamma e del bambino.
Bisogna inoltre ricordare che il rischio di preeclampsia aumenta per le donne in sovrappeso, per cui è importante affrontare questo problema eventualmente prima di una gravidanza. Smettere di fumare – ben prima della gravidanza – e mantenere un sano peso corporeo, sono due strategie utili per prevenire i rischi e proteggere la salute della mamma e del bambino.
Fonti