Primo trapianto di mano, dopo 13 anni l’amputazione
Walter Visigalli, l'uomo al quale per primo 13 anni in Italia fa era stata trapiantare una mano, a distanza di tempo si è fatto amputare quell'arto perché le reazioni di rigetto ultimamente si erano fatte insostenibili.
13 anni fa Walter Visigalli era stato il primo paziente italiano a farsi trapiantare una mano: il 48enne aveva così potuto riavere l’arto dopo 13 ore di intervento dei medici chirurghi dell’ospedale San Gerardo di Monza. A distanza di 13 anni è stato lo stesso uomo a chiedere che quell’arto gli venisse amputato: se all’inizio le reazioni di rigetto erano leggere e sopportabili, adesso erano diventate un incubo.
A 20 anni Walter Visigalli aveva perso la mano in un incidente: nel 2000 la possibilità di poter usare di nuovo quell’arto. La sua vita era di nuovo tornata quella di prima, fino a quando però le reazioni di rigetto non l’hanno portato all’unica scelta possibile, farsi amputare la mano: la situazione era talmente peggiorate che l’uomo rischiava persino la cancrena e la setticemia.
La mano che gli era stata trapiantata 13 anni fa gli è stata amputata una settimana fa presso la clinica milanese Columbus. Walter Visigalli ha resistito 13 anni, convivendo con il rigetto, mentre il primo uomo trapiantato di mano al mondo, il neozelandese Clint Hallam, non resistette nemmeno un anno. Ma ultimamente la situazione era degenerata e a nulla sono valsi i suoi tentativi di resistere, anche perché rischiava davvero troppo.
Da qui la decisione di amputare quell’arto che gli era stato trapiantato 13 anni fa: l’unica scelta possibile al momento.
Via | Agi