Prostatite: a rischio un uomo su due
Un uomo su due rischia di soffrire di prostatite: ecco cosa spiega l’esperto.
La prostatite è una condizione che può interessare molti uomini, e che consiste in un’infiammazione della prostata che, nella maggior parte dei casi, è provocata da batteri intestinali. A spiegarlo è stato Emanuele Montanari, professore ordinario di Urologia all’Università degli Studi di Milano, che in un’intervista rilasciata al Corriere ha sottolineato che almeno un uomo su due, nel corso della vita, può andare incontro a un episodio di prostatite.
Questa condizione può interessare in particolar modo gli uomini di età compresa fra i 18 e i 50 anni. L’esperto spiega che nella maggior parte dei casi la prostatite può guarire senza particolari conseguenze, tuttavia alcuni pazienti potrebbero sviluppare delle forme croniche difficili da combattere, che possono anche provocare notevoli fastidi e dolore.
La prostatite può essere acuta o cronica. Nel primo caso, il paziente soffrirà di sintomi come febbre alta, brividi, difficoltà a urinare, bruciore, fastidio e dolore perineale.
Nelle forme croniche il quadro è di solito più sfumato e si sviluppa nel corso del tempo; di solito non c’è febbre elevata. Esiste anche una forma di prostatite cronica asintomatica che non dà alcun sintomo e viene in genere rilevata in occasione di indagini fatte per altre ragioni
ha fatto sapere Montanari, aggiungendo che nella maggior parte dei casi la prostatite acuta è provocata da batteri di origine intestinale, che possono colpire la prostata in seguito a una contaminazione fecale delle vie urinarie inferiori.
Come si cura la prostatite?
Ma quali saranno i migliori trattamenti per la prostatite? Nella forma acuta, la terapia prevede la somministrazione di farmaci antibiotici ad ampio spettro, dal momento che la gravità dei sintomi richiede un tempestivo intervento. Per quanto riguarda la prostatite cronica batterica, la terapia prevede la somministrazione di antibiotici mirati.
Per “ripulire” bene la prostata dai batteri che si sono moltiplicati al suo interno il trattamento antibiotico deve essere protratto per almeno un mese. Nelle forme croniche, agli antibiotici possono essere affiancati altri farmaci, soprattutto qualora sopraggiunga la sindrome da dolore pelvico. Si tratta di farmaci per ridurre il dolore come gli antinfiammatori e attenuare i sintomi urinari.
Ciò che conta è che, una volta intrapreso il trattamento, questo venga portato a termine anche se i sintomi sono già spariti. Non fate di testa vostra dunque, e seguite sempre le indicazioni dello specialista.
via | Corriere
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