Psicologia, depressione in aumento per colpa della crisi?
La depressione in Italia si fa sempre più dilagante, e la colpa sembra essere della crisi.
E’ un quadro senza dubbio preoccupante quello emerso dalle analisi condotte dall’Istat nell’ambito dell’indagine “Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari”, condotta fra il 2012 e il 2013, e presentata proprio ieri al Ministero della Salute. Stando a quanto emerso, sembra infatti che quello della depressione sia un problema davvero dilagante nel nostro Paese, un problema che interessa circa a 2,6 milioni le persone (4,4%), con una maggiore frequenza (il doppio per l’esattezza) per quanto riguarda le donne. E tutto ciò, come si legge in una nota dell’Istat, potrebbe essere dovuto proprio al forte periodo di crisi che abbiamo attraversato, e che stiamo attraversando ancora oggi.
Fra i motivi alla base delle diffuse sindromi depressive, si segnalano in effetti degli eventi dolorosi come il venire a conoscenza di avere una grave malattia, il dover affrontare gravi problemi economici, la perdita del lavoro proprio o da parte di un familiare, la fine di un rapporto di coppia e la morte di un familiare.
“Nel confronto con il 2005, tenuto conto del periodo di congiuntura economica sfavorevole, quasi raddoppia la quota di chi riporta tra i problemi dolorosi da affrontare quello della perdita del lavoro, che passa da 4,3% a 7,4% e raggiunge una percentuale dell’11,7% tra chi ha risorse scarse o insufficienti”, si legge nella nota.
Stando a quanto emerso, sembra dunque che quello della depressione sia il problema di salute mentale più diffuso e più sensibile alla crisi, un problema che spaventa moltissime persone, e che per essere risolto, deve essere affrontato con determinazione e il giusto aiuto.
In merito ai dati emersi dall’indagine Istat si è espresso anche il medico psichiatra Michele Cucchi, direttore sanitario del Centro Medico Santagostino di Milano, il quale ricorda che, in concomitanza con un aumento dei casi di depressione in Italia, si sta registrando anche una sempre maggiore tendenza a sfatare il cosiddetto “tabù della malattia mentale: oggi è più facile dire che si sta male, ci si sente meno giudicati e questo permette di far emergere un “sommerso” che in precedenza non era mai stato diagnosticato”.
Di fronte ad una situazione di allarmante disagio, lo specialista ritiene però che vi sia una sola strada da percorrere, per riuscire ad aiutare le persone che oggi devono fare i conti con il dramma della depressione provocata appunto dalla crisi che sta attraversando il nostro Paese.
“Tutte queste persone hanno bisogno principalmente di tornare ad avere fiducia, a sperare in un futuro che li risollevi da queste sofferenza. Ciò che va fatto è lavorare intensamente sulla capacità di sognare e costruire ancora e, dove possibile, vivere il cambiamento come un momento in cui trovare nuove risorse e crescere ancora come persone. La speranza è in questi casi la medicina che i dottori devono saper somministrare ai loro pazienti”.
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via | Agi