Psicoterapia: mettersi nei panni degli altri per davvero
Una delle tecniche più frequentemente utilizzate dagli psicanilisti è quella di indurre il paziente ad uscire dalla propria vita metaforicamente parlando per analizzare i problemi da una certa distanza oppure per tentare di vedere i comportamenti dal punto di vista di chi ci sta accanto.Ora i neuroscienziati hanno dimostrato che si può fare questa esperienza […]
Una delle tecniche più frequentemente utilizzate dagli psicanilisti è quella di indurre il paziente ad uscire dalla propria vita metaforicamente parlando per analizzare i problemi da una certa distanza oppure per tentare di vedere i comportamenti dal punto di vista di chi ci sta accanto.
Ora i neuroscienziati hanno dimostrato che si può fare questa esperienza anche fisicamente creando un’illusione di quello che viene definito “body swapping”, ovvero il transfer del corpo, il mettersi concretamente nei panni dell’altro.
I ricercatori svedesi del Karolinska Institute hanno dimostrato che il cervello, quando è ingannato da illusioni ottiche e sensoriali, può identificarsi rapidamente in un altro corpo umano, non importa quanto sia diverso dal proprio.
La tecnica è semplice. La persona coinvolta sta stesa o seduta di fronte allo scienziato come se lo stesse intervistando. Entrambi indossano delle cuffie con degli occhiali speciali (in quelli dello scienziato c’è una piccola telecamera). Gli occhialini sono truccati in modo tale che il soggetto veda esattamente ciò che vede lo scienziato: a destra e a sinistra ci sono le braccia dello scienziato e sotto il suo corpo.
Per aggiungere un elemento fisico, i due soggetti devono stringersi le mani in modo da poter vedere e sentire il nuovo corpo. In una frazione di secondo, l’illusione è completa. In una serie di studi realizzati utilizzando modelle e urtando contemporaneamente le loro pancie, i ricercatori hanno rilevato che sia gli uomini che le donne affermavano che essi non soltanto sentivano di essere entrati in un nuovo corpo, ma anche che si sono involontariamente ritratti quando sono stati urtati.
Una tecnica che potrebbe rivoluzionare il trattamento dei problemi relazionali dando la possibilità a chi ne soffre di vedere realmente le cose da un altro punto di vista. Del resto l’evidenza che assumendo la prospettiva di un’altra persona, si possa modificare il proprio comportamento arriva in parte da alcuni esperimenti di realtà virtuale.
Sono stati, infatti, condotti degli studi in cui i ricercatori hanno creato degli avatar che mimavano ogni movimento della persona. Dopo essersi visti riflessi in uno specchio virtuale, le persone si sono identificate nell’avatar indipendentemente dal sesso, dalla razza o dall’aspetto. In alcuni casi, per esempio, è stato notato che le persone di pelle bianca che avevano interagito virtualmente con un avatar di pelle nera sono diventate meno ansiose nei riguardi delle differenze razziali.
Via | The New York Times
Foto | Flickr