Resistenza agli antibiotici, in Italia trapianti a rischio
Il fenomeno della drug resistance è particolarmente diffuso nel Bel Paese, che potrebbe trovarsi a fronteggiare un grave problema sanitario
In Italia il problema della resistenza agli antibiotici è particolarmente preoccupante. Il fenomeno è stato portato sotto i riflettori dagli esperti riunitisi al XIII Congresso Nazionale della SIMIT, la Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali, in corso in questi giorni a Genova. Nel Bel Paese, infatti, il consumo di antibiotici è fra i più alti in Europa e secondo gli esperti potrebbe arrivare a mettere a rischio la sicurezza dei trapianti.
“Il largo uso che ne è stato fatto negli ultimi 60 anni in medicina umana, medicina veterinaria, in zootecnia e persino nell’agricoltura ha esercitato e continua ad esercitare una potente azione selettiva nei confronti dei batteri”, ha spiegato il presidente della SIMIT, Massimo Andreoni, primario di Malattie Infettive al Policlinico Universitario Tor Vergata di Roma. “Inoltre”, ha aggiunto Andreoni, “negli ultimi anni l’industria farmaceutica ha registrato un numero sempre più limitato di nuove molecole antibiotiche, per cui già oggi è difficile trattare efficacemente alcuni microrganismi multiresistenti agli antibiotici disponibili”.
Fra le conseguenze più evidenti del problema c’è una vera e propria epidemia nazionale di infezioni da Enterobacteriaceae – in particolare da Klebsiella pneumoniae – resistenti ai carbapenemi, ma non solo. Le infezioni per cui è stato registrato un aumento maggiore sono quelle associate a interventi e procedure medico-chirurgiche. Ciò potrebbe avere conseguenze drammatiche, ad esempio nel campo dei trapianti, interventi molto spesso complicati da infezioni. Se queste ultime fossero causate da germi resistenti i trapianti non potrebbero più essere effettuati.
Come fare per arginare il problema? Secondo gli esperti la lotta alle resistenze passa prima di tutto dalla promozione di un uso appropriato di questi farmaci. “Gli antibiotici sono l’unico farmaco il cui maluso si riflette non tanto sul paziente che lo sta assumendo, quanto sugli altri pazienti e sulle generazioni future, perché il maluso provoca resistenze e il prezzo lo pagano i figli”, ha sottolineato Gianni Cassola, fra i presidenti del congresso. “Occorre prestare maggiore attenzione all’uso degli antibiotici in agricoltura e nell’allevamento, anche se negli ultimi anni la sperimentazione e lo sviluppo di nuovi farmaci hanno subito un drastico calo”. Non solo, gli antibiotici devono essere utilizzati in modo appropriato anche all’interno delle strutture ospedaliere.
D’altra parte, è altrettanto importante limitare la diffusione dei germi multiresistenti. Da questo punto di vista l’accorgimento più importante è anche il più semplice e intuitivo: curare la pulizia delle mani e seguire le le altre procedure igieniche che permettono di ridurre la diffusione dei microbi, come mettere la mano davanti alla bocca quando si tossisce e si starnutisce.
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