Rianimazione cardiopolmonare: tutto quello che bisogna sapere in caso di emergenza
In caso di emergenza, la rianimazione cardiopolmonare può salvare la vita di chi è in arresto cardiaco
La rianimazione cardiopolmonare o RCP, è una tecnica di primo soccorso che può salvare la vita di chi è colpito da arresto cardiaco e sapere come praticarla, almeno di base, può essere importante qualora ci si trovasse in situazione di emergenza.
Può infatti capitare che qualcuno vicino a noi si senta male improvvisamente ed essere tempestivi è essenziale, perché spesso temporeggiare nell’attesa dell’arrivo dei soccorsi può essere fatale per chi è vittima di arresto cardiocircolatorio, visto che le possibilità di sopravvivenza diminuiscono dal 7 al 10% ogni minuto in più che passa.
Se ci troviamo una condizione critica, la prima cosa da fare è chiamare il 118 o, se ci sono altre persone, chiedere di farlo mentre verifichiamo l’eventuale stato di coscienza o incoscienza del soggetto. Se la persona in arresto è un adulto che non risponde alle sollecitazioni e sembra respirare in maniera irregolare o non respira affatto, è essenziale praticare la rianimazione cardiopolmonare quanto prima.
Mettiamo il nostro palmo della mano al centro del petto, inginocchiati accanto alla persona in arresto, all’incirca tra i suoi seni, l’altra mano andrà invece posizionata in cima e intrecciata alla prima con le dita. Spingiamo in modo forte e veloce (circa 100-120 compressioni del torace al minuto quindi 2 al secondo), usando il peso del corpo per spingere verso il basso di circa 5 centimetri.
Dopo 30 compressioni, tappiamo il naso della persona in arresto cardiaco e insuffliamo aria con la respirazione bocca a bocca, poggiando le labbra sulle sue ed effettuando due insufflazioni a distanza ravvicinata.
Proseguiamo con lo stesso ritmo di 30 compressioni e 2 insufflazioni fino all’arrivo degli operatori di soccorso. Attenzione, in caso il soggetto sia un bambino o un neonato, la rianimazione cardiopolmonare può essere differente e meno “aggressiva”.
In caso di arresto cardiopolmonare del neonato si usano due dita per 30 compressioni di circa un centimetro e mezzo con le canoniche due insufflazioni d’aria al termine. Anche in questo caso proseguiamo in questo modo fino all’arrivo dei soccorsi.
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