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RU 486, polemiche per la decisione della Toscana sulla distribuzione nei consultori

Il Consiglio sanitario della Regione ha votato a favore della commercializzazione della pillola abortiva non solo negli ospedali ma anche nei consultori, ma le associazioni pro-vita sono contro.

RU 486, polemiche per la decisione della Toscana sulla distribuzione nei consultori

La Regione Toscana torna al centro del dibattito sull’aborto dopo la mancata approvazione della mozione sull’obiezione di coscienza presentata in Consiglio Regionale lo scorso Ottobre: per la precisione in questi giorni si parla della distribuzione della pillola abortiva RU 486, disciplinata sempre dalla famigerata Legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza.

Il Consiglio Sanitario toscano ha approvato la distribuzione della pillola RU 486 nei consultori della Regione e non soltanto negli ospedali: per renderla effettiva non c’è nemmeno bisogno di una delibera regionale perché questa decisione si inserisce perfettamente nella Legge 194, che già dal 1978 indicava la possibilità di distribuzioni alternative alle strutture ospedaliere.

Antonio Panti, vicepresidente operativo del Consiglio sanitario regionale della Toscana, ha dichiarato:

Ora dipende dalla volontà della Regione. Il nostro parere può semplicemente essere notificato dall’assessore alle Asl, e chi vuole può somministrare la pillola nei consultori. Non importa una delibera, perché abbiamo agito all’interno legislazione vigente.

La somministrazione della RU 486 in consultorio è molto controllata e pone al centro, naturalmente, la salute della donna che decide di interrompere volontariamente la gravidanza. La modalità è la seguente: dopo l’assunzione si deve restare per due ore in consultorio poi si può andare a casa con la premura di avere sia i recapiti telefonici della struttura territoriale sia quelli di un medico dell’ospedale reperibile 24 ore su 24, che possa controllare eventuali effetti collaterali. La donna inoltre viene invitata a tornare dopo 48 ore per assumere un secondo farmaco fissare la successiva vista di controllo per 15 giorni dopo.

Massimo Srebot, il medico di Pontedera che per primo ha promosso l’utilizzo della RU 486 in Italia e presente nel consiglio di esperti che hanno fornito consulenza al Consiglio Sanitario regionale della Toscana, si è detto molto soddisfatto di questa decisione:

Il consultorio è adatto anche perché accoglie al meglio la donna. Qui infatti vengono fatte azioni di sostegno e si promuove la contraccezione.

Contraria questa scelta si è detta l’associazione Scienza & Vita, che ha diramato un comunicato stampa con le dichiarazioni del presidente Paola Ricci Sindoni e del co-presidente Domenico Coviello i quali lamentano la mancanza di umanità in un momento così particolare come l’IVG:

La scelta della Regione Toscana di rilasciare la Ru486 nei consultori consuma il processo di banalizzazione dell’aborto in una deriva riduttivistica mascherata da efficienza. […] Ora la somministrazione della pillola direttamente tramite i consultori scavalca ogni disposizione legislativa e apre a una deregulation senza precedenti, le cui conseguenze sul piano antropologico sono immediatamente intuibili. In questa vicenda emerge anche l’aspetto umanamente più terribile di una sanità che attraverso il facile paravento burocratico della semplificazione e della riduzione delle liste d’attesa, in realtà abbandona le donne a se stesse.

Il dibattito non si estingue, anzi, continua sempre più serrato anche in Europa, specialmente dopo la bocciatura per un errore di traduzione della mozione Estrela sulla tutela dei medici non-obiettori.

Via | Radicali, Toscana Oggi

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