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Salute a rischio negli uffici open space

Sono covi di batteri, stressano e distraggono dal lavoro: gli ambienti lavorativi condivisi minacciano sia la salute, sia la produttività dei lavoratori. Cosa fare per limitare i danni?

Salute a rischio negli uffici open space

Gli uffici open space sono una minaccia sia per la qualità del lavoro, sia per la salute dei lavoratori. A puntare il dito contro questo sempre più diffuso modo di progettare l’ambiente lavorativo sono diversi studi fra cui, ultimo in ordine di tempo, quello pubblicato sullo Scandinavian Journal of Work, Environment and Health secondo cui chi lavora in uffici organizzati in questo modo si assentano per malattia per il 62% di giorni in più rispetto a chi passa le giornate in uffici progettati in modo più tradizionale.

Secondo gli autori alla base di questo fenomeno c’è la maggiore facilità con cui i microbi riescono a proliferare in questi ambienti rispetto a quanto succede negli uffici chiusi. Non è, però, da escludere a priori nemmeno la possibilità che gli open space siano più stressanti rispetto agli uffici tradizionali e che sia lo stress accumulato a compromettere la salute dei lavoratori.

Tutti i rischi dell’ufficio

Altri studi che si sono concentrati sui difetti di questo modo di organizzare l’ambiente lavorativo hanno svelato che chi lavora negli open space è anche meno produttivo. In uffici di questo tipo gli impiegati sono meno motivati, meno soddisfatti del proprio lavoro e si lamentano della mancanza di privacy.

Secondo gli esperti alla base di questa ridotta produttività c’è il caos che regna in ambienti di questo tipo, dove le conversazioni fra i colleghi, lo squillare dei telefoni e il rumore di apparecchiature e macchinari vari impediscono di concentrarsi a dovere su ciò che si sta facendo. A fare le spese della convivenza con il caos è la produttività degli over 45, che sembrano essere più sensibili a questo problema.

In effetti il rumore è uno dei due principali fattori di disturbo per chi lavora negli open space. L’altro è la temperatura, che oltre a non corrispondere ai desideri di tutti i lavoratori che devono condividere l’ambiente in comune può anche favorire la crescita di microrganismi.

Infatti nella maggior parte degli uffici (e non solo negli open space) la temperatura si aggira intorno ai 20 gradi e crea le condizioni ideali, ad esempio, per la proliferazione di ceppi di stafilococco responsabili di problemi gastrointestinali. Le briciole che spesso si accumulano sulla scrivania non fanno altro che peggiorare la situazione: sono il terreno di crescita ideale per questi batteri.

Meglio, quindi, cercare di mantenere la maggiore pulizia possibile ed evitare di lasciare il cibo che ci si è portati per pranzo in balia di microbi e temperature troppo elevate. Come ha spiegato Peter Wilson, microbiologo all’ospedale dell’University College di Londra

a temperature superiori a 4 gradi la carne rossa o il pollo incominceranno a veder crescere la salmonella dopo 2 o 3 ore.

Non solo, tanto più si condividono scrivanie e suppellettili, tanto maggiore è il rischio di avere a che fare con un’infezione. Meglio, quindi, non dimenticare di lavarsi le mani prima di mangiare.

Infine, la sedentarietà. Stare seduti per ore aumenta i rischi di malattie cardiovascolari, diabete di tipo 2, obesità e patologie renali. Secondo uno studio dell’American Cancer Society nemmeno correre in palestra dopo il lavoro può rimediare ai danni di una giornata all’insegna della sedentarietà. Meglio, quindi, alzarsi di tanto in tanto. Magari per sciacquarsi le mani.

Via | Daily Mail

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