Salute: come evitare le iper-diagnosi
Cosa si intende per iper-diagnosi? E come ridurre il rischio? Ecco cosa ne pensano gli esperti.
Avete mai sentito parlare di “iper-diagnosi”? Si tratta di un fenomeno molto diffuso, e consiste nell’etichettare come malate (e quindi da ‘curare’) persone nelle quali gli effetti avversi della terapia potrebbero essere maggiori rispetto ai benefici. A parlarne è stata la Fondazione Gimbe, che ha recentemente realizzato la versione italiana ufficiale delle linee Guida pubblicate dal Guidelines International Network (G-I-N), il cui scopo è proprio quello di evitare il rischio di sovra-diagnosi (overdiagnosis) e del conseguente sovra-trattamento (overtreatment).
L’estensione delle definizioni di malattia può infatti avere diverse conseguenze. Se è vero che da un lato potrebbe offrire dei benefici ai pazienti, i quali possono accedere a trattamenti efficaci, è altrettanto vero che è spesso causa del problema della sovra-diagnosi, che porta ad etichettare come malate delle persone che soffrono di condizioni in fase davvero precoce, molto lieve o che addirittura non comporta alcuna evoluzione.
Tutto ciò potrebbe portare alla somministrazione di trattamenti che potrebbero avere più effetti dannosi che benefici. Secondo la Fondazione Gimbe, fra le condizioni che potrebbero comportare un sovra-trattamento vi sarebbero ipertensione, osteoporosi, prediabete, disturbo da deficit di attenzione e iperattività, demenza e altre condizioni.
La letteratura scientifica negli ultimi anni ha ampiamente dimostrato che l’estensione delle definizioni di malattia è un fenomeno diffuso in tutte le aree specialistiche, ma che al tempo stesso mancano standard condivisi per identificare e prevenire modifiche inappropriate.
Così commenta Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione GIMBE, secondo cui per evitare che i potenziali rischi di sovra-diagnosi e sovra-trattamento danneggino la salute dei ‘nuovi malati’ bisognerebbe essere molto cauti nel modificare le soglie di malattia, e tali modifiche dovrebbero essere sempre apportate con lo scopo di migliorare il rapporto rischio/beneficio per i pazienti.
via | AdnKronos
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