Sbalzi di umore: un braccialetto può aiutare a prevederli
Un braccialetto potrebbe informarci per tempo se stiamo andando incontro a sbalzi di umore o a un maggior rischio di suicidio? Ecco cosa spiegano gli esperti.
Un bracciale potrebbe aiutare a prevedere il rischio di suicidio e gli sbalzi di umore? Questo è ciò che sperano gli esperti della Harvard University, i quali stanno lavorando alla realizzazione di strumenti elettronici e algoritmi in grado di identificare le condizioni psichiche di un individuo, e di predirne persino l’andamento nel tempo. I primi risultati emersi da questi studi sono stati pubblicati sulla rivista Nature, e sembrano promettenti, nonostante – come è prevedibile – sia assolutamente necessario procedere con cautela.
Gli esperti hanno infatti realizzato un braccialetto elettronico che dovrà essere associato a un’app, e che sarà in grado si rilevare i parametri che permetteranno di prevedere (con almeno un giorno di anticipo) il momento in cui un paziente affetto da un disturbo dell’umore correrà un maggior rischio di suicidio.
Il dispositivo sarebbe stato testato in uno studio condotto al Massachussetts General Hospital di Boston su 300 studenti, ed ha offerto dei risultati davvero promettenti.
Diversi parametri (come i movimenti del corpo, la quantità di luce alla quale si è esposti, la temperatura del corpo, la qualità del sonno, l’attività fisica e altri fattori) sono stati infatti esaminati ed hanno permesso di valutare il rischio di andare incontro a oscillazioni importanti dell’umore, e quindi a un maggior rischio di suicidio. Il dispositivo è anche in grado di valutare il livello di interazioni di un individuo (rilevando telefonate, email, social network e uso di internet).
Naturalmente non mancano anche in questo caso le possibili ripercussioni psicologiche ed etiche connesse alla diffusione di un dispositivo del genere. Gli esperti si domandano infatti come potrebbe reagire una persona, sapendo che il giorno successivo potrebbe correre un maggior rischio di porre fine alla sua vita. O ancora, ci si domanda come fare a garantire il massimo livello di privacy per gli utenti.
via | Corriere
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