Sciopero dei medici di base e dei pediatri in caso di modifica al decreto Balduzzi
Medici di base e pediatri sono pronti allo sciopero se il Governo accetterà le modifiche al decreto Balduzzi richieste dalle Regioni
Se il Governo accoglierà le richieste di modifica al decreto Balduzzi presentate dalle Regioni medici di base e pediatri non esiteranno a scioperare. A sostenerli saranno i tre sindacati maggioritari che difendono i diritti dei medici di famiglia, di quelli che prestano servizio negli ambulatori e dei pediatri, che chiedono al Ministro della Salute Renato Balduzzi, al Governo e ai parlamentari di impedire, nell’interesse di tutti gli Italiani, quello che definiscono uno “scempio”.
Le proposte del Ministro non riguardano, infatti, solo le nuove norme antifumo o la fantomatica tassa sulle bibite zuccherate di cui abbiamo già avuto modo di parlare, ma anche diversi aspetti dell’esercizio della professione medica. La scorsa settimana, però, gli assessori alla Sanità delle Regioni hanno inviato al Governo una lettera in cui sono state proposte delle modifiche al decreto Balduzzi. Fra i punti da modificare quello sull’obbligo delle aggregazioni dei medici di base, sulla certificazione medico-sportiva e sulla dirigenza medica. Secondo i sindacati, però,
i conflitti di competenza e di potere prevalgono sui contenuti messi insieme in modo raffazzonato, elenco dei desideri particolari di ogni regione, senza tenere alcun conto degli effetti devastanti che potrebbero determinare.
Giacomo Milillo, segretario nazionale della Fimmg (Federazione italiana dei medici di medicina generale) ha spiegato che
Oggi i medici e pediatri di famiglia sono dei liberi professionisti. Le Regioni prevedono l’introduzione di personale dipendente e anche la possibilità di spostare personale delle Asl o degli ospedali negli studi di medicina generale. Così, ad esempio, persone che per anni hanno fatto il chirurgo, si troverebbero ad affrontare un’attività completamente nuova.
Non solo, secondo Milillo
la spesa per il personale del servizio sanitario nazionale aumenterà inesorabilmente, perché il costo medio lordo di un medico dipendente è superiore a quello di un medico convenzionato, a maggior ragione se si considera il fatto che nel costo della gran parte dei convenzionati sono comprese le spese necessarie a procurarsi tutte le strutture, il personale e gli strumenti necessari ad esercitare l’attività assistenziale.
Il tutto a discapito del paziente, che, secondo il segretario Fimmg, potrebbe fare affidamento su un’assistenza peggiore rispetto a quella attuale. Infatti il medico si vedrebbe imposti dei tetti di spesa individuale che potrebbero, nella peggiore delle ipotesi, portare alla sospensione delle cure o al risparmio a tutti i costi. Non solo, la figura del medico di famiglia verrebbe mano a mano eliminata.
Nell’attesa di sapere come si evolverà la situazione, Milillo non appare per nulla positivo e afferma:
Non so dare altra spiegazione ai contenuti delle proposte degli assessori regionali se non quella che abbiano messo in atto una provocazione nella eterna lotta di competenze fra Regioni e Governo in materia sanitaria. Un conflitto che, se arriva a concretizzarsi in questi termini, dovrebbe preoccupare tutti, dal Presidente della Repubblica ai Cittadini, al Governo, ai Parlamentari, ai Partiti e ai Movimenti.
La conflittualità della categoria con le Regioni subirà nei prossimi giorni un’impennata, è in dubbio ogni tipo di collaborazione, valuteremo ogni forma possibile di lotta per far valere le nostre ragioni e quelle dei cittadini traditi dalle Regioni.