Sigarette elettroniche messe al bando: solo dal tabaccaio
Presentato un emendamento alla legge di Stabilità. Ma fanno male davvero?
Smettere di fumare è una decisione fondamentale per ridurre il rischio di sviluppare diverse patologie, ma a quanto pare decidere di farlo affidandosi alle sigarette elettroniche è una scelta sbagliata a tal punto che il Governo italiano ha presentato un emendamento alla legge di Stabilità per mettere sullo stesso piano questi strumenti e le sigarette vere e proprie. Se venisse approvata, questa modifica farebbe sì che
qualsiasi dispositivo meccanico o elettronico, che abbia la funzione di succedaneo dei prodotti di tabacco sia assimilato ai tabacchi lavorati e sia soggetto alle disposizioni in materia di distribuzione, detenzione e vendita.
In altre parole, le sigarette elettroniche potrebbero essere vendute solo in tabaccheria, sarebbero sottoposte alla stessa tassazione e alla stessa regolamentazione (ad esempio in termini di sponsorizzazioni) rispetto alle “bionde”. Il tutto anche se l’Osservatorio fumo, alcol e droga dell’Istituto Superiore di Sanità ha recentemente sottolineato che
si tratta di prodotti senz’altro molto meno tossici delle sigarette tradizionali a combustione.
In realtà lo stesso osservatorio ha anche precisato:
che le elettroniche siano del tutto atossiche è ancora dubbio, mancando studi definitivi.
Pochi mesi fa i cardiologi si erano espressi a favore di questo metodo per smettere di fumare. In occasione del congresso annuale dell’European Society of Cardiology, svoltosi lo scorso agosto a Monaco (Germania), Konstantinos Farsalinos, ricercatore dell’Onassis Cardiac Surgery Center (Grecia) aveva precisato che
è troppo presto per dire se la sigaretta elettronica sia una rivoluzione nella riduzione dei periocli del fumo, ma il potenziale c’è. E’ l’unico prodotto disponibile che tiene conto sia della dipendenza chimica (il rilascio di nicotina), sia di quella psicologica (inalare ed espirare il fumo, tenere in mano la sigaretta, eccetera), le analisi di laboratorio indicano che è significativamente meno tossica e il nostro studio ha dimostrato che non c’è nessun difetto significativo nella funzionalità cardiaca subito dopo l’uso.
L’approvazione dei cardiologi è, però, stata seguita poco dopo dalla bocciatura degli pneumologi. I risultati di uno studio presentato alla conferenza dell’European Respiratory Society (ERS) di Vienna (Austria) hanno infatti svelato che basta respirare per 10 minuti i vapori emessi dalla e-cigarette per registrare un aumento del 182-206% della broncocostrizione anche nei non fumatori.
I dubbi, quindi, rimangono. Nel frattempo, il Ministro della Salute ne ha vietato la vendita a chi ha meno di 16 anni, mentre qualcuno avanza dubbi sulle motivazioni che spingono il Governo a prendere provvedimenti di questo tipo. Dalle pagine di Repubblica.it, Riccardo Ascione, leader del Gruppo Ovale Europe, uno dei maggiori distributori di sigarette elettroniche nel mondo, lancia accuse precise:
Si dica chiaramente che si vuole avvantaggiare la lobby del tabacco. Non vogliamo il Far West, il settore ha bisogno di regole, le vogliamo, ma almeno discutiamone. In Inghilterra il governo incoraggia e appoggia l’uso della sigaretta elettronica. Perché da noi si vuole stroncare? A chi conviene?
Via | Repubblica.it
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