Sindrome emolitico uremica in Puglia, sequestrato il depuratore di Bisceglie
Regione e Acquedotto Pugliese difendono l'impianto: "La contaminazione non è la causa, ma la conseguenza della presenza del batterio"
La Guardia Costiera di Bari ha sequestrato il depuratore di Bisceglie in cui è stata rilevata la presenza del batterio Vtec 026, il ceppo di Escherichia coli ritenuto responsabile dei casi di Sindrome emolitico uremica (Seu) registrati quest’estate in Puglia. Nonostante lo scarico del depuratore sembra abbia contaminato l’acqua con bolle melmose e maleodoranti, Regione Puglia e Acquedotto Pugliese (Aqp, azienda di cui due legali rappresentanti risultano ad oggi indagati per il caso) discolpano l’impianto dall’accusa di essere la causa della diffusione dell’infezione, sostenendo la tesi secondo cui la presenza del batterio nelle sue acque sia piuttosto la conseguenza della sua circolazione nella Regione.
I tecnici dell’Osservatorio epidemiologico della Puglia sostengono che la presenza del ceppo Vtec 026 sia da considerare
un fatto atteso, che non suscita alcun allarme, in relazione alla circolazione del patogeno sul territorio regionale, in particolare durante l’ultima stagione estiva. La presenza dei batteri nei reflui può essere ragionevolmente considerata una conseguenza, e non la causa, della diffusione di un patogeno a tipica circolazione fecale-orale.
La difesa di Acquedotto Pugliese
Da parte sua, Aqp garantisce la buona funzionalità del depuratore, che risponderebbe alle richieste della normativa vigente e del Piano di Tutela delle Acque e spiega che Escherichia coli è un microrganismo normalmente presente nell’intestino dell’uomo e, quindi, nelle feci che finiscono nelle acque di scarico. I depuratori raccolgono le acque delle strutture allacciate alla rete fognaria pubblica e, quindi, le acque reflue che vi arrivano sono necessariamente contaminate da questo batterio, la cui concentrazione può arrivare anche a 1 miliardo di Unità Formanti Colonia (UFC) per 100 ml.
Nelle varie fasi del trattamento depurativo la carica batterica viene drasticamente ridotta sino al valore di 5.000 UFC per 100 ml consigliato dal D.Lgs. 152/06 grazie anche alla disinfezione finale con ipoclorito di sodio che esercita una potente azione battericida (non selettiva) nei confronti dei microrganismi presenti nel refluo
spiega Aqp, precisando:
All’interno della generica specie batterica E. coli sono però generalmente identificabili diversi ceppi o sottotipi anche di tipo patogeno. Fra essi vi sono, potenzialmente, anche quelli responsabili della Sindrome emolitica uremica.
Il processo di depurazione dei reflui urbani e la disinfezione finale, pur se condotti al meglio, non possono però eliminare selettivamente un sottotipo di E. coli piuttosto che un altro. I microrganismi presenti vengono infatti abbattuti più o meno indistintamente allo stesso modo.
Il fatto però che il refluo disinfettato si immetta in un corpo idrico contribuisce, grazie all’effetto di diluizione, a ridurre ulteriormente la loro concentrazione finale nel punto dello scarico, attorno al quale peraltro è prevista per legge una fascia di interdizione alla balneazione di 500 metri sia a destra che a sinistra.
Pertanto, le notizie riguardanti presunti malfunzionamenti ed inadeguatezze strutturali ledono l’impegno e la professionalità di tecnici specializzati ed operatori che ogni giorni, con il loro lavoro, consentono la piena operatività ed efficacia di azione dell’impianto depurativo.
Al di là della necessità di stabilire le responsabilità nella diffusione del patogeno negli scorsi mesi, appaiono rassicuranti le affermazioni dei tecnici della Regione Puglia sullo stato dell’infezione.
Il focolaio è da considerarsi esaurito
sostengono gli esperti
in quanto non si osservano nuovi casi da più di un mese.
Via | Ansa; La Gazzetta del Mezzogiorno; StatoQuotidiano
Foto | da Flickr di Nathan Reading