Tachicardia da rientro: sintomi e terapie
Tra le tachiaritmie contiamo anche la tachicardia da rientro nodale, episodi improvvisi di batticuore causati da struttura funzionale anomala del nodo atrio-ventricolare.
La tachicardia da rientro nodale è una patologia che appartiene alle tachiaritmie. Come si manifesta? È un aumento, eccessivo, dei battiti del cuore. Insorge improvvisamente e gli episodi hanno una durata variabile (pochi secondi come alcune ore). Se questa manifestazione avviene in una condizione di buona salute generale, sono tollerate molto bene.
Tra i sintomi più comuni, ci sono palpitazioni, lipotimia, ansia, dolore toracico e dispnea. La sincope può verificarsi nei casi in cui l’aritmia si presenti a una frequenza ventricolare molto elevata. Qual è il meccanismo che si nasconde dietro a questa problematica? La tachicardia da rientro nodale si scatena quando, a seguito di una extrasistole, si innesca nel nodo atrioventricolare una sorta micro corto circuito che causa una contrazione contemporanea di atrio e ventricolo.
Come si diagnostica? L’esame che dà sicuramente una fotografia ottimale della situazione è l’elettrocardiogramma, attraverso cui il cardiologo può elaborare una diagnosi. Come si cura? Dipende dalla gravità egli episodi: il trattamento più diffuso di basa sulle manovre di stimolazione vagale: massaggio del seno carotideo, manovra di Valsalva. Solo se questo approccio dovesse risultare inefficace si prescrive a una terapia farmacologica a base di adenosina o calcio antagonisti.
Risolto l’episodio, la terapia più nota è conosciuta come gold standard con ablazione trans catetere (detta anche ablazione transcatetere con tecnica fluoroscopica). Purtroppo non esiste una strategia preventiva, bisogna semplicemente educare il paziente all’evento una volta che si manifesta.
Via | Humanitas