Tagli agli ospedali, ecco chi dovrà ridurre i posti letto
Il decreto sulla sanità prevede tagli agli ospedali su cui le Regioni dovranno organizzarsi entro il 31 dicembre. Ecco la situazione di ogni Regione
I tagli agli ospedali saranno uno dei primi effetti del decreto Balduzzi sulla Sanità. Le Regioni hanno ancora poco tempo per organizzarsi: la scadenza per presentare i piani di riduzione è infatti fissata per il 31 dicembre, in modo tale che tra il 2013 e il 2015 si riesca a centrare l’obiettivo di passare da 4,2 posti letto ogni mille abitanti (l’attuale media nazionale) a 3,7 ogni mille. Di questi, solo lo 0,7% dovrà essere riservato alla riabilitazione e alla lungodegenza di pazienti non più in fase acuta.
L’operazione fa parte del processo di deospedalizzazione che prevede di incentivare l’erogazione delle prestazioni mediche negli ambulatori, nei day hospital e grazie alla day surgery, basata sui progressi della medicina che garantiscono al paziente le stesse efficacia, qualità e sicurezza dei ricoveri ospedalieri. Il tutto dovrebbe concretizzarsi in un miglioramento delle cure dei pazienti, con il ritorno dell’ospedale ad essere il luogo in cui si curano i problemi in fase acuta. Per questo le Regioni dovranno riorganizzare l’assistenza primaria e decongestionare gli ospedali. Non tutte, però, dovranno operare gli stessi tagli di posti letto.
A trovarsi nella situazione più critica è il Molise, che dovrà ridurre i posti letto del 33,2%. Seguono la Provincia autonoma di Trento, che ne eliminerà il 20,9% e il Lazio, che dovrà operare un taglio del 19,9%.
La classifica prosegue con l’Emilia Romagna (-17,8%), la Liguria (-16,2%), la Lombardia (-14,8%), la Sardegna (-14,5%), la Provincia autonoma di Bolzano (-13,2%), il Friuli Venezia Giulia (-13,1%), l’Abruzzo (-12,4%), il Piemonte (-12,3%), la Valle d’Aosta (-11,4%), le Marche (-10,2%), il Veneto (-7,3%), la Calabria (-6,1%), la Toscana (-5,9%), la Puglia (-5,2%) e la Sicilia (-3,8%).
In tre Regioni, invece, il numero di posti letto dovrà essere aumentato. Si tratta della Campania (+3,3%), dell’Umbria (+3%) e della Basilicata (+0,8%).
In realtà i posti letto non verranno aboliti, ma destinati a funzioni diverse, ad esempio potranno essere utilizzati per i casi di lungodegenza. Assieme a questo intervento è prevista l’eliminazione delle Unità Operative Complesse (i primariati, per intenderci) considerate dei doppioni, stabilendo, per alcune specialità, un numero minimo di interventi sotto i quali l’U.O.C. non ha senso di esistere. L’occupazione dei posti letto, invece, dovrà essere almeno dell’80-90%. La logica è che tanto più un’unità accumula esperienza, tanto più è sicura.
Settimana prossima la Conferenza Stato-Regioni valuterà lo schema di regolamento sugli “ standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi dell’assistenza ospedaliera” messo a punto da Agenas (l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) che dovrebbe stabilire i criteri in base ai quali le Regioni dovranno procedere.
Via | Corriere della Sera
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