Trapianto di rene da donatore morto, prima catena cross-over in Italia
E’ stata realizzata a Padova la prima catena cross-over per il un trapianto di rene da un donatore morto.
La medicina italiana ha gatto la storia. Per la prima volta al mondo, è stata avviata con esito positivo la prima catena di trapianto di rene da vivente tra coppie donatore-ricevente incompatibili innescata da un donatore deceduto. A dare la notizia è stato il Centro Nazionale Trapianti, specificando che un paziente in lista d’attesa ha ricevuto un organo da donatore deceduto e la donatrice vivente a lui «accoppiata» ma per lui incompatibile, sarà comunque sottoposta oggi (ovvero venerdì 16 marzo) al prelievo del rene, per innescare in ogni modo la catena delle donazioni e dei trapianti e per cerca di abbattere le liste d’attesa.
Questo progetto è stato presentato la scorsa settimana durante gli Stati generali della Rete Trapiantologica italiana ed è stato messo in atto dall’equipe del centro trapianti di rene dell’A.O. Universitaria di Padova, diretta da Paolo Rigotti, in collaborazione con il laboratorio del centro interregionale di immunogenetica NIT di Milano e il laboratorio regionale di immunogenetica dell’Ospedale di Camposampiero.
Perché è così importante? Perché viene data la possibilità ad una coppia donatore-ricevente, tra loro incompatibili, di ricevere e donare un rene incrociando le loro compatibilità immunologiche con quelle di altre coppie donatori-riceventi nella stessa condizione. Questo metodo di operare è chiamato “catena di trapianto cross over“. La catena è già stata utilizzata in passato, ma è la prima volta che si usa un donatore di rene deceduto. Paolo Rigotti, direttore del dall’equipe del centro trapianti di rene dell’A.O. Universitaria di Padova, ha commentato:
“Considerando che il numero dei donatori deceduti allocati presso un centro trapianti è nettamente superiore alla disponibilità dei donatori da vivente, questo consentirà di aumentare il pool di potenziali donatori compatibili da utilizzare per l’avvio di un numero maggiore di catene che coinvolgano coppie incompatibili e pazienti difficilmente trapiantabili”.
Via | Corriere
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