La trombosi venosa profonda (TVP) è una malattia potenzialmente molto grave e persino letale se non identificata e trattata in tempo. La trombosi venosa profonda ha luogo quando si forma un coagulo di sangue (detto anche trombo) in una vena profonda del nostro corpo.
Normalmente un simile fenomeno colpisce gli arti inferiori (ad esempio le gambe, il bacino o il polpaccio), ma la TVP può colpire anche gli arti superiori, con sintomi molto simili. Ciò accade però in una percentuale minore di casi, ovvero dal 4 al 13% di tutti i casi di trombosi venosa profonda.
Abbiamo visto che questa malattia è considerata molto seria, questo perché in alcuni casi i coaguli di sangue che si formano nelle vene profonde possono staccarsi arrivando fino ai polmoni, dove potrebbero bloccare il normale flusso sanguigno e causare un’embolia polmonare.
Ma quali sono i sintomi da tenere sotto controllo? Come capire se si ha una trombosi? E soprattutto, chi corre più rischi di soffrire di TVP? Vediamo da vicino tutto ciò che bisogna sapere su questa condizione.
Questa condizione colpisce con maggiore frequenza – ma non esclusivamente – le persone anziane. Tuttavia può colpire individui di ogni età se si presentano dei fattori di rischio importanti. Ma di quali fattori stiamo parlando? Vediamo quali sono i più rilevanti, anche seguendo le indicazioni della triade di Virchow:
Non sempre questa condizione causa dei sintomi particolari. In molti casi infatti la TVP è asintomatica. Quando iniziano a manifestarsi i sintomi, possono consistere in una sensazione di dolore e pressione al torace e in problemi respiratori. Ciò potrebbe indicare la presenza di un’embolia polmonare in corso.
Quando esiste una sintomatologia evidente, i sintomi della trombosi possono causare disturbi che colpiranno la gamba, la caviglia, il polpaccio o il braccio (la trombosi alla gamba è la manifestazione più comune). Tali disturbi consistono in:
Fra le più gravi complicanze della trombosi venosa profonda vi sono la già citata embolia polmonare e il rischio di insufficienza venosa cronica o sindrome postflebitica. Vediamo più nel dettaglio di cosa si tratta esattamente:
La trombosi venosa profonda viene spesso confusa con un’altra condizione chiamata “flebite”. In realtà si tratta però di due patologie differenti: trombosi e flebite non sono la stessa cosa. Nel caso della flebite, infatti si verifica un’infiammazione a carico di una vena, che può essere causata da un trombo, ma anche da altre cause, come ad esempio danni alle pareti dei vasi sanguigni o la presenza di vene varicose.
Giungere a una corretta diagnosi di TVP è estremamente importante vista la gravità di questa condizione e le conseguenze che essa comporta.
Per diagnosticare la TVP saranno necessari alcuni esami, come l’ecografia Doppler per misurare il flusso nei vasi sanguigni. A questo esame andrà abbinato anche il test per misurare il d-dimero, considerato un valido indicatore di rischio. Il d-dimero è infatti una sostanza composta da frammenti proteici che vengono rilasciati in seguito alla degradazione dei coaguli.
In presenza di un d-dimero alto, potrebbe essere presente una elevata formazione e degradazione dei trombi, mentre in caso di valori nella norma il paziente non dovrebbe presentare una trombosi venosa profonda.
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Ma come curare la trombosi venosa profonda? Abbiamo visto che una celere diagnosi è fondamentale per prevenire le possibili conseguenze di questa condizione, a cominciare dal rischio di embolia polmonare. Il trattamento per questa malattia prevede generalmente la somministrazione di farmaci anticoagulanti e quella di farmaci trombolitici. Il primo è considerato in genere l’approccio più comune.
Solo di rado si rende necessario il ricorso alla chirurgia.
Ma è possibile guarire dalla TVP? Molti pazienti si pongono comprensibilmente questa domanda. La risposta non è però la stessa per ognuno di loro. In generale è possibile guarire dalla trombosi venosa profonda, ma come spesso accade a entrare in gioco sono diversi fattori, come la gravità delle condizioni iniziali, la sede interessata, l’età e lo stato di salute generale del paziente, la velocità con cui è stata effettuata la diagnosi e con cui sono iniziati i trattamenti e il tipo di terapia impiegato.
Questi fattori influenzeranno anche i tempi di guarigione, che non possono quindi essere previsti con esattezza.
Conoscere i fattori che aumentano il rischio di trombosi può senza dubbio fornire già una prima indicazione per una corretta prevenzione. Di seguito vogliamo però segnalarti una serie di consigli e linee guida da seguire per ridurre ulteriormente il rischio e proteggere la tua salute:
Esistono dei cibi per ridurre il rischio di trombosi? In generale non è necessario seguire una dieta specifica. Sarà infatti sufficiente seguire le consuete regole per un sano stile di vita (anche a tavola), come bere le giuste quantità di acqua (almeno 2 litri al giorno), limitare l’assunzione di grassi nocivi, di sale, cibi zuccherati e lavorati, e bere alcol con moderazione.
A tavola porta alimenti come frutta e verdura, cereali integrali e carni e fonti proteiche magre.
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Una trombosi venosa profonda (TVP) si verifica quando vi è un coagulo di sangue o trombo in una vena (embolo, trombo e coagulo non sono proprio la stessa cosa). Generalmente la TVP interessa le vene profonde degli arti inferiori (ad esempio una gamba, il polpaccio o la caviglia), ma in casi più rari può colpire anche gli arti superiori (come un braccio).
In ogni caso, quando si verifica, questa condizione può arrivare a bloccare il flusso sanguigno, causando sintomi come:
Trombosi arteriosa e venosa, scopri le differenze nel nostro approfondimento su Benessereblog.
Fra le principali cause della TVP vi sono dei cambiamenti o rallentamenti del flusso sanguigno, causati ad esempio da un periodo prolungato di immobilità, ma anche dall’assunzione di alcuni farmaci, dalla genetica, da un eccessivo peso corporeo o dalla presenza di malattie sottostanti.
Se avverti alcuni dei sintomi che ti abbiamo appena elencato, chiedi immediata assistenza medica per scongiurare il rischio di conseguenze gravi.
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