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L’Italia si trova in una posizione di svantaggio rispetto ad altri Paesi europei per quanto riguarda il numero di studi di Fase I in oncologia. Questi studi rappresentano un passaggio fondamentale nella ricerca di nuovi trattamenti contro il cancro. Tra il 2012 e il 2021, il nostro Paese ha registrato 500 sperimentazioni di questo tipo, mentre la Spagna ha condotto 960, la Francia 873, il Regno Unito 812 e la Germania 597. Questi dati sono stati presentati durante la XXII Conferenza Nazionale dell’Aiom (Associazione Italiana di Oncologia Medica), che si tiene a Torino il 27 e 28 marzo 2025, e alla quale partecipano oltre 100 esperti del settore.
La necessità di un’organizzazione adeguata
Secondo l’Aiom, è fondamentale affrontare la mancanza di organizzazione e di risorse che contribuisce a questa situazione. A tal proposito, nel 2023 è stato istituito il network dei centri di Fase I, denominato POINts (Phase One Italian Network for transfer and share), dall’Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco). Questo network rappresenta un passo importante per promuovere il dialogo e l’interconnessione tra le strutture in grado di condurre questi trial, con l’obiettivo di incrementarne il numero. Giuseppe Curigliano, membro del Direttivo Nazionale Aiom, ha sottolineato l’importanza di questo network nel contrastare l’isolamento dei centri e nel facilitare la comunicazione tra di essi, al fine di raggiungere un alto livello di interconnessione.
Il ruolo degli studi di Fase I nella ricerca oncologica
Francesco Perrone, Presidente Nazionale dell’Aiom, ha spiegato che gli studi di Fase I vengono condotti dopo che un trattamento ha dimostrato il suo potenziale in laboratorio. Questi studi coinvolgono generalmente un numero limitato di pazienti, spesso meno di 30. L’introduzione della medicina di precisione e di approcci innovativi come l’immunoterapia ha modificato significativamente il panorama dello sviluppo dei nuovi farmaci oncologici. Oltre a valutare il profilo di sicurezza dei trattamenti, oggi gli studi di Fase I si concentrano anche sull’attività antitumorale, e in alcuni casi possono portare a benefici clinici significativi.
Le prospettive future per i pazienti oncologici
Questi studi offrono ai pazienti oncologici l’opportunità di accedere precocemente a trattamenti promettenti, con il potenziale di migliorare la loro sopravvivenza e qualità della vita. Nel 2024, in Italia, sono state previste 390.100 nuove diagnosi di tumore. La metà delle persone che si ammalano oggi ha buone possibilità di guarire, raggiungendo un’aspettativa di vita simile a quella di chi non ha sviluppato il cancro. Grazie alla ricerca scientifica, sono stati ottenuti tassi di sopravvivenza e guarigione in molte neoplasie che erano impensabili solo pochi anni fa. È quindi essenziale impegnarsi per aumentare il numero di trial di Fase I, che attualmente rimangono insufficienti rispetto a quelli condotti in altri Paesi europei.
Il valore sociale degli studi clinici
Massimo Di Maio, presidente eletto dell’Aiom, ha evidenziato che le aziende sanitarie che ospitano centri sperimentali beneficiano di un miglioramento dell’assistenza e della crescita professionale del personale coinvolto. Inoltre, lo sviluppo di nuovi farmaci porta con sé un’importante utilità sociale, contribuendo ad allungare la vita media dei cittadini. La continua evoluzione nella ricerca oncologica è cruciale per affrontare la sfida del cancro e migliorare le prospettive per i pazienti in Italia e in tutto il mondo.